Creato da giuliosforza il 28/11/2008
Riflessione filosofico-poetico-musicale

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 3
 

Ultime visite al Blog

giuliosforzafantasma.ritrovatom12ps12patrizia112maxnegronichioooooannaschettini2007kunta.mbraffaele.maspericotichPoetessa9avv.Balzfamaggiore2dony686cassetta2
 

Ultimi commenti

Non riesco a cancellare questo intruso faccendiere che...
Inviato da: Giulio Sforza
il 20/11/2023 alle 07:25
 
Forse nei sogni abbiamo una seconda vita
Inviato da: cassetta2
il 01/11/2023 alle 14:32
 
Ciao, sono una persona che offre prestiti internazionali. ...
Inviato da: Maël Loton
il 18/09/2023 alle 02:38
 
Ciao, sono una persona che offre prestiti internazionali. ...
Inviato da: Maël Loton
il 18/09/2023 alle 02:34
 
Ciao, sono una persona che offre prestiti internazionali. ...
Inviato da: Maël Loton
il 18/09/2023 alle 02:31
 
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

Messaggi del 17/02/2021

Calligrafia ed altro.

Post n°1063 pubblicato il 17 Febbraio 2021 da giuliosforza

978

   Con la scomparsa della scrittura a mano e relativa eliminazione di calamai inchiostri penne carte assorbenti etc. (io resisto e uso ancora spesso  le mie numerose penne stilografiche a stantuffo dal capace serbatoio, dalle più semplici ed economiche alle più preziose quali Pelikan, Mont-Blanc, Cartier; posseggo ancora  le penne delle elementari col pennino a punta e quelle col pennino spuntato per la scrittura gotica, con relativo calamaio domestico, ed ho una bella scorta di carte assorbenti omaggio della Casa musicale G. De Bernardi di Via San Luca nei Caruggi genovesi il cui proprietario era un devoto zelante di Padre Pio, uno di quelli privilegiati   che percepivano i suoi profumi - e quando entravo io sentiva afrore diabolico di zolfo, pur lo zolfo essendo notoriamente inodore, tranne che per la  Bibbia); con la scomparsa dunque della scrittura a mano non solo sparirà il piacere estetico dello scrivere, ma molte discipline e molti mestieri scompariranno che sono già in via di sparizione, quali calligrafia grafologia biblioteconomia… E addio psicologi grafologi e loro impiego, lautamente compensato nei tribunali. E con le nuove tecnologie, quelle che determineranno la sparizione o la modifica dei cinque sensi, della loro capacità percettiva (che si sia giunti al long immense raisonné dérèglement de touts le sens proposto da Arthur al poète voyant?) forse dilatata all’esplorazione di altre zone dell’essere finora ad essa vietate, si modificheranno le connesse funzioni cerebrali. Decisivo momento evolutivo, che porterà con sé, voglio essere ottimista, una nuova ontologia, una nuova antropologia, una nuova gnoseologia, una nuova estetica, una nuova etica, una nuova politica, insomma una nuova metafisica. Piaccia o no, le nuove scienze stanno stravolgendo la nostra Visione del mondo. Anche le teologie son destinate a cambiare, magari saranno le teologie, spero meno cavillose e fantasiose -definite da Borges la parte migliore della letteratura fantastica- della morte di Dio. Che s’annunci finalmente prossimo il tempo della Metantropologia, dell’Uomo nuovo, dell’Übermensch, del Superuomo? Non so. A me è toccato, ahimé, solo preconizzarlo.   

*

   Mi levo, come sempre, alla primissima alba, ma mai tanto, come in quest’alba, d’umor nero, e avverto la necessità di uscire a respirare un po’ d’aria rigida ma pura, pensosamente passeggiando attorno al caseggiato ancora addormentato, incurante del freddo umido che una pioggerellina impunita da giorni alimenta. Mi bardo alla bisogna, rinunciando però al colbacco per il policromo basco di lana scozzese, più in linea col verde predominante, nelle sue varie sfumature, del mio abbigliamento, ed esco. Respiro per circa tre quarti d’ora aria pura e silenzio, poi risalgo a godermi il mio appartamento al calduccio dei termosifoni e della musica classica che, io presente o assente, ventiquattro ore su ventiquattro risuona, trasmessa da una radio come me quasi antica ma già stereo e perfettamente funzionante, per le mie stanze. L’umor nero s’è attenuato ed è così che ho l’idea di immortalare in un autoscatto questo momento, che so fugace, di stato di grazia, e di condividerlo coi miei amici. Vuole essere una amenità, nient’altro che una amenità. Non immagino stia per trasformarsi in una cosa seria, tanto seria da tenermi occupato (graditissima gratificantissima occupazione) per il resto della giornata a contar like (si dice così?) e cuori, a leggere commenti (nessun mio precedente post ne ha avuto, s’io ben ricordo, negli anni di più numerosi) e a rispondere.

   Quante belle cose, carezzevoli agli occhi e al cuore, mi scrivete, amici! Che meravigliosa giornata trascorro in vostra compagnia! Quante epoche della mia vita con voi rivivo, quanti volti rivedo tesi nello sforzo della creazione, quanti occhi ricontemplo lucidi di passione conoscitiva! Esco da questa giornata ristorato ed anche un poco, grazie a voi, …restaurato. Accetto tutti i complimenti e tutti gli auspici col naturale disincanto e la naturale ironia che a un vegliardo si addicono, ma senza ipocrite riluttanze. Avete ragione a trovarmi giovane, anzi sempre più giovane! Come rispondo ai complimenti di una carissima amica francese, è naturale che io sia sempre più giovane: io son prossimo alle rinascite, verme o pupilla di fanciulla innamorata non conta, ché plus ça change, plus c’est la même chose (Alphonse Karr).

Animo, dunque, amici! Sursum semper corda! Chàirete aèi Dàimones!.

*

Piango la morte di Federico Roncoroni, prolifico scrittore, critico letterario, saggista, giornalista.

 

   Il comense Federico Roncoroni, (“una laurea” - ricavo da una intervista, presente in rete, concessa a Enrica Brocardo per Vanity Fair anni or sono- “in filologia classica con in mente una carriera accademica che, però, finisce per non decollare, - «perché puntai sul cavallo, ovvero il professore universitario, sbagliato» - una quindicina di anni di insegnamento nei licei, poi una carriera da «professore a distanza» come autore di libri di testo”) è stato un fertilissimo poligrafo, qualche centinaio sono i titoli letterari da lui firmati per lo più con pseudonimi, fra i quali risalta una grammatica italiana che mi dicono diffusissima da noi e all’estero. L’ironia con la quale accenna al ‘cavallo sbagliato’ mi fa tanto sorridere perché mi ripiomba in quel circo-mercato-ippodromo-sala scommesse al quale in molti casi è ridotto certo ambiente universitario ch’io ben conosco.  Ma se mi interesso qui di lui è per la molta attenzione dedicata a D’Annunzio, soprattutto alla sua vita (si veda quella famosa, scritta in collaborazione con l’amico Piero Chiara, che a molti, me compreso, parve  più una volontà di dissacrazione, in molti casi quasi una denigrazione, che una serena, obiettiva  narrazione); ma soprattutto per la sua curatella del capolavoro dannunziano  Alcyone, le cui 88 liriche introduce commenta annota con tale abbondanza di erudizione da ricavarne un volume di circa ottocento pagine, quello pubblicato da Arnoldo Mondadori nel 1982 e che ho sottomano, massacrato di rilievi e di note. Un lavoro che, pur condotto con totale acribia, anch’esso mi lascia qua e là perplesso ma che sicuramente, con quello allo stesso tema dedicato da Annamaria Andreoli nei Meridiani Mondandori (Versi d’amore e di gloria, vol. 2°), risulta tra gli studi più approfonditi. Molte delle mie riserve svaniscono se leggo la presentazione redazionale del volume riportata in quarta di copertina, che spero da lui condivisa, se non da lui stesso dettata, che recita:

   “Alcyone, terzo libro, dopo Maia e Elettra, delle Laudi del cielo del mare della terra e degli eroi, è unanimemente considerato il capolavoro del D’Annunzio poeta. In esso, vero e proprio diario lirico di una breve stagione estiva vissuta tra le colline di Fiesole e le spiagge della Versilia, tra le Apuane e il mare e, nel contempo, storia di un impossibile sogno di totale divinizzazione dell’uomo attraverso i sensi e attraverso il mito. D’Annunzio trasfigura e traduce musicalmente sensazioni, impressioni e immagine e scardina il lessico, la sintassi e il metro tradizionali per conseguire il massimo della suggestione e dell’estasi panico-naturalistica. Con le sue 88 poesie, perfetta sintesi di immediatezza lirica e di elaborazione tecnica, di “natura” e di “arte”, Alcione rappresenta il momento più felice della creatività dannunziana e segna il di partenza di tutte le esperienze poetiche novecentesche”.

   Questo sì un è dir chiaro, senza se e senza ma, senza i retropensieri e le reticenze che molto infastidiscono il lettore del commento roncaroniano, che siede alla lauta mensa del poeta non con l’atteggiamento del critico impettito (lo steifer Weise nicciano) intento a trovare il pelo nell’uomo, ma con lo stato d’animo di colui che vuole gustare fino in fondo gli straordinari sapori delle portate a disposizione. Ciò detto sarebbe disonesto non riconoscere all’impresa roncaroniana il grande valore che merita che come una delle più lucide dotte approfondite, insieme a quella succitata di Annamaria Andreoli, riflessioni dedicate al capolavoro del Pescarese.

*

Dal Teatro San Carlo di Napoli Mosè in Egitto di Rossini nell'allestimento firmato da Hugo de Ana con la direzione musicale di Salvatore Accardo. Protagonista principale Mariella Devia, mirabile Elcia. Per il celeberrimo brano corale Dal tuo stellato soglio, una delle pagine più sublime del Pesarese, darei buona parte del Rossini comico. Commozione, con lacrime liberatorie, come sempre al suo ascolto.

 

   Poscritto cattivo: perché Accardo non si fa bastare l’essere (essere stato?) il violinista che è? Perché non lascia la bacchetta usurpata e torna all’archetto?

*  

   Rossini continua a imperversare, come è giusto, su Rai5, ed io me lo gusto, anche se i ghirigori del bel canto delle sue opere comiche e non solo da un bel po’ mi hanno tediato. Ma questa volta c’è Adelaide di Borgogna, opera raramente in repertorio ma che forse meriterebbe più frequente presenza sulle scene. Ẻ ripresa dal Festival pesarese, e c’è una Daniela Barcellona nel pieno della sua maturità artistica e umana, una Daniela incantevole, una voce divina, una compostezza senza uguali. Mi chiedo come faccia a emettere cotali suoni, spesso ai limiti dell’impossibile, a bocca quasi chiusa, quasi stesse parlando, senza mostrare il cavo orale in ogni suo anfratto, senza contorcere spaventevolmente ogni tratto del volto, come alla maggior parte delle sue colleghe avviene. Oggi è la mia soprano prediletta e certamente la più dotata in giro.

Di pomeriggio ‘Osn in festa con David Garrett’. David Garret è bello, è giovane’, possiede un virtuosismo strepitoso. Ha tutto ciò che serve per fare impazzire un pubblico che non cessa dall’applaudire e riesce ad ottenere sei bis.

*  

   È dedicata a Mirella Freni, a un anno dalla scomparsa avvenuta il 9 febbraio 2020, la tradizionale programmazione operistica della domenica mattina alle 10.00 che Rai Cultura propone su Rai5. Nel mese di febbraio sono previsti quattro grandi spettacoli che hanno visto protagonista il grande soprano italiano in teatro o in televisione. 
   L’anno è iniziato domenica 7 febbraio con Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea, andata in scena al Teatro alla Scala nel 1989 nell’allestimento firmato da Lamberto Puggelli con la direzione musicale di Gianandrea Gavazzeni, del quale il 5 febbraio ricorre il venticinquesimo anniversario della scomparsa. Protagonisti sul palco accanto a Mirella Freni sono Fiorenza Cossotto, Peter Dvorsky, Alessandro Cassis, Ernesto Gavazzi, Osvaldo Di Credico, Patrizia Dordi e Sara Mingardo. La regia televisiva è curata da Brian Large.

  Mirella Freni ha il volto illuminata da una luce diversa, un sorriso da cui traspare una grande pensosa serenità, come fosse già immersa in altre atmosfere, come se respirasse già altre arie. La sua esibizione (ma anche quella della Cossotto e di altri fra gli interpreti principali) sotto la bacchetta di quel genio di Gavazzeni sembra riattingere le vette già altissime raggiunte nella lunga carriera, superandole. Il pubblico, ed io dalla mia clausura con esso, siamo commossi, e non smettiamo di applaudire e lanciar mazzi di fiori sul palco. E non sappiamo di star lanciandoli sulla sua bara. Mai m’era avvenuto di assistere a una tal pioggia di rose, simile a quella che Teresa di Lisieux si impegnò prima di morire a lanciare sul mondo. Addio Mirella dolcissima, incarnazione per noi di Frau Musika, grazie per tutta la gioia che hai sparso sul nostro cammino di tormentati viatori.    

_________

  Gelobt seist du jederzeit, Frau Musika!

 

 

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963