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Messaggi del 16/11/2022

'Paradoxum minimum' ed altro

Post n°1147 pubblicato il 16 Novembre 2022 da giuliosforza

 

1046

   Paradoxum minimum.

   Chi perde una fede non l'ha mai posseduta. Chi la trova l'ha sempre posseduta.

*

   Mi dicono che nei Campi Elisi l'idioma più parlato, insieme al greco e al sanscrito, sia ancora il latino. Per questo comincio a riesercitarmi in tempo rispondendo in latino in anticipo ai gentili auguri degli amici:

   Gratias ago vobis propter magnam bonitatem vestram vestraque dilectissima omina.

   Peramanter Julius alias ATEM

*

   Dopo un mese e mezzo di arsura desertica sul terrazzo in Roma, il mandarino cinese ha per tre quarti resistito e sta già rifiorendo. Non è un buon segno?

*

   Giuro. Dopo questo resoconto del mio ultimo onirico vaneggiamento tacero' a lungo. Il mondo della rete sentirà la mia mancanza, lo so. Ma persino Dio al settimo giorno si riposo', e fu un guaio per l'universo.

   Dunque. Ho sognato di rilaurearmi, alla mia età reale, tra lo sconcerto di tutti, con una tesi su me stesso e i miei 'Dis-Incanti. Dianoie metanoie paranoie d'un vegliardo diarista virtuale'. Relatore e correlatore gli stessi di sessanta anni fa, rispettivamente Luigi Volpicelli e il filosofo Paolo Filiasi Carcano duca di Montaltino, opportunamente risvegliati dai loro avelli. Durante la seduta ridevano a crepapelle e mi chiedevano nuove sugli eventi mondani succeduti alla loro dipartita. Io rispondevo con la solita sfrontatezza: all' infuori di me nulla, nihil novi sub sole tranne me. A questo punto scattavano in piedi sogghignando, sogghignando e danzando: e per questa c.ta ci hai strappato a Belzebù? Niente laurea, ti farai rilaureare, se ci riuscirai, da Qualcun altro alla Valle di Josafat. E mi afferravano per i capelli e mi trascinavano con sé impenitente all'Inferno, come fa il Commendatore-Statua di pietra con Don Giovanni nell'omonimo Singspiel mozartiano.

   E sì. Mi succede di vaneggiare anche nel sogno.

*

   Due acquazzoni e son rifiorite le Rose (ed io in esse, ed esse in me...)

*

   Tardo pomeriggio di un 6 di Agosto. Passeggiata al leccio tra i due ponti. Memorie antiche, ormai solo memorie (o presagi?)

   Mattino e pomeriggio afosissimi. Cielo plumbeo. Ma non pioggia. Solo cappa di piombo. Ma la cappa di piombo non pesa sul cervello a obnubilarlo o sulla memoria a cancellarla. Anzi. Mentre il borgo impazza tra botti, fuochi d’artificio, rumori assordanti che dicon musiche urlanti dagli altoparlanti, dionisiaci thiasi cui un pur minimo afflato apollineo è alieno, gare ludiche (unica lieta nota tra le insopportabili baraonde festaiole) di bambini in Piazza Nuova, io passeggio solitario nel breve tratto di strada che va da piazza della Peschiera alla ‘Macera Noa’ non più ravvisabile (come più non si ravvisa la sovrastante ‘Roccia del Gufo - anfratto benedetto per solitarie effusioni amorose), e che, dopo Ponte secondo, scorre come un ruscello d’asfalto che la Lacciara antica, già arida terra di semine e pascoli, ora folta macchia riparo a stuoli di cinghiali, sventra, e permea nel seno profondo tra due folti verdi ormai quasi foreste. E, fra un saluto e l’altro ai rari volti antichi e nuovi incrociati, come me promeneurs ma non, alla Rousseau, solitaires, o alla Novalis Wanderer ma non pellegrini a Sais, o alla Heine reisende ma non allo Harz, o alla Hoelderlin viatori ma non ‘viandanti che ascoltano l’essere’, penso e penso, rammento e rammento.

   L’antico leccio della mia infanzia sta, immortale, ancora lì, fra i due ponticelli indistruttibili di pietra dura splendidamente innalzati da mastri antichi alla foggia classica e sovrastanti gli ormai invisibili - le erbacce li soffocano - torrentelli della Scentella e della Nocchia che a valle si riuniscono per confluire nel fosso del Sesera e poi nel Turano; il leccio sta, solenne più di un monumento, pronto ad affrontare un altro tragico secolo, quello che i mille profeti di sventura (s’è mai visto un profeta che non sia di sventura? Non son le sventure gli eventi più certi e sicuri da prevedere? E i nuovi aruspici lo sanno. E se ne impinguano, e di nascosto ridono: Catone non si meraviglierebbe più “quod non rideret haruspex harupicem cun vidisset”). Sta il leccio antico. Alla sua ombra nei pomeriggi affocati (ben più di adesso, nella mia memoria, affocati), nell’ora che il gran satiro Pan riposa e le sue greggi ammusano negli stazzi fra nenie infinite di cicale, ranocchie, merli acquaroli, noi bambini settenni-decenni ci si dava convegno per giocare ai primi giochi di carte e di sesso, a dis-educarci al quale pensava, con volgare maestria, un appena adolescente sfrontatissimo D.

   Nella mia memoria due sono le ultime (sarei presto partito appena undicenne per il crudele esilio) immagini del leccio antico: nella prima esso è attorniato da camion tedeschi mimetizzati, quasi sepolti, da foreste di rami verdi (una shakespeariana foresta di Birnam in miniatura in attesa di muoversi non verso la vittoria su un Macbeth assassino ed usurpatore ma verso un ben più disastroso destino) in attesa dell’ordine di ritirata, che sarebbe giunto nel primo pomeriggio del 4 giugno allorché la radio avrebbe annunciato l’ingresso dei ‘liberatori’ (ma perché non conquistatori?) a Roma mentre i ragazzi della Compagnia del giovane capitano umanista e artista Stopfler danzeranno con la gioventù del luogo, e un silenzio di morte scenderà tutto intorno, e un brivido correrà per l’aria, e fiumi di lacrime scorreranno dall’una e dall’altra parte, e baci e abbracci saluteranno la partenza dei ragazzi della Hitler Jugend che mai più rivedranno le loro case.

   Nella seconda immagine è una grossa serpe rospara che ingolla lentamente, sotto il leccio, come il protagonista de Le veglie di Neri di Renato Fucini alias Neri Tanfucio, il suo rospo quotidiano.

   Due immagini non esaltanti davvero. Tornerò al leccio fra i due ponticelli a evocarne di migliori.

*

   Tre noterelle, due amene, una tragica (ma vera, quanto vera!) da "Note azzurre" (cit.) di Carlo Dossi. Cesare Correnti di cui si dice fu funzionario e ministro nell'Italia postrisorgimentale, la Raab è un affluente del Danubio.

"4787

   "A Bergamo Correnti conobbe un tal Suhr colonnello austriaco che aveva fatto le campagne contro Napoleone, brav'uomo. E Suhr chiedeva a Correnti: 'Ma ditemi un po': nell'armata italiana, quale era quel bravissimo corpo che si chiamava 'corpo della Madonna?' - Non so, rispondeva Correnti, e di fatti egli non avea mai letto di quel corpo, né in Zanoli né negli altri storici delle pugne napoleoniche. - Ma sì - insisteva il Suhr - Mi ricordo che fu in una carica alla Raab. Era un corpo italiano che ci veniva addosso, a cavallo, sciabolando e gridando: 'Corpo della Madonna!' - Correnti sorrise ricordando i fegati sani lombardi.

“4788

   "Benedetto Cairoli (...) politicamente è un cavallo da circo equestre, da parata, che sa fare i begli inchini, pigliar lo zucchero, ballare a suono di musica, ma che, fuori dal circolo, sulla strada maestra, non sa trottare un'ora di fila e neppur tirare una timonella a due ruote. - Di lui disse: - Se risorgessero i suoi fratelli, che resterebbe di Cairoli?

   “4790

   "Purché si combatta, anche i disastri sono vittorie"

   (Op cit., pp 670-671)

*

   Röslein, Röslein, meine kleine Liebe, che hai sfidato vittoriosa, per aspettarmi, l'infernale soffocante calura!

*

   Vivo in questo periodo immerso nella Natura, come un primitivo. Wilhelm Wolfgang, che ha scoperto il mio rifugio, mi reca due messaggi ad hoc per stimolare e arricchire, dice, la mia riflessione. Uno di ieri, uno di oggi. Preciso sempre, come un destino.

   26. DIENSTAG (‘Mit Goethe durch das Jahr 2022’)

   "Und frisch Nahrung, neues Blut

   Saug ich aus freier Welt;

   Wie ist Natur so hold un gut,

   Die mich am Busen hält"

   (26. Martedì (Mit Goethe durch das Jahr 2022)

   "E fresco nutrimento, nuovo sangue io succhio da un libero Mondo. Come è amorevole e buona la Natura che mi respira in petto!")

   27. MITTWOCH

   Die Natur geht ihren Gang, und desjenige, was uns als Ausnahme erscheint, ist in der Regel”. “La Natura segue la sua strada, e ciò che a noi sembra una eccezione, rientra perfettamente nella regola”.

   Abbandonarsi a Madre-Natura! Al diavolo il Progresso (un 'pro-gredi', semplicemente, un procedere alla cieca, un mettere un piede avanti all’altro, alla cieca, per poi finire in un non visto precipizio?).

_________________  

   Chàirete Dàimones!

   Laudati sieno gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima et absolutissima causa, principio et uno (Bruno Nolano)

 

   Gelobt seist Du jederzeit, Frau Musika!

 

 

 
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