Disincontrata

Sono confuso.


Se non ti ho parlato di ciò che mi è accaduto è perché non riuscirei a raccontarti tutto quanto, neppure se lo volessi. Mentre cerco di ricordare, riaffiora dalla memoria solo l’aspetto più superficiale delle cose, solo immagini. Due volti, ed uno tra questi è il mio. Come se quel giorno avessi visto il mio volto riflesso ma invece non c’era nessuno specchio nella stanza. Forse è il volto che temo di avere avuto, perché mi conosco bene e so che in quella circostanza possa aver assunto un’espressione del genere. Di tanto in tanto, poi ho strane sensazioni, non sono immagini, restano frammenti di un’entità che non riesce ad assumere una forma se non quella definita dal mio disgusto. E’ per questo caro amico che non so proprio cosa dirti. Vorrei parlarti di ciò che oggi, dopo soltanto pochi giorni si è già trasformato in dolore ma non riesco ad avere una visione chiara di quello che è accaduto quando sono tornato a casa. C’era lei in quel letto, senza vestiti. C’ero io in piedi alla porta con ancora l’ombrello in mano. C’era qualcun altro in quella stanza. E questo è tutto.