Disincontrata

Il libro "Né di Eva né di Adamo" di Amélie Nothomb


Questa mattina ho finito di leggerlo. Mi è rimasta una bella sensazione addosso che compensa il poco entusiasmo che mi avevano suscitato molte pagine. Scorrono, sono scritte bene, ma non mi hanno avvolto tra quelle emozioni che invece avevo avvertito leggendo il titolo e guardando la copertina. Forse sono state le aspettative ad avere il loro peso ma comunque a lettura conclusa posso dire che alcune immagini soprattutto nel finale lo hanno riscattato almeno in parte. "Ci si innamora di persone che non si sopportano, di persone che rappresentano un pericolo insostenibile" così scrive la giovane donna belga che ritorna nella terra dove ha passato la propria infanzia. Non si tratta tanto di cullarsi nei ricordi ma di riscoprire un legame con un Giappone presente nelle vene e nel cuore oltre che nella testa. Si riparte da qui: un lavoro stimolante, un nuovo amore, una continua esplorazione di questa terra e della propria interiorità, una partenza connotata dal piacere di una fuga perché "bisognerebbe sempre avere qualcosa da cui fuggire per coltivare in sé quella possibilità meravigliosa. D'altronde, c'è sempre qualcosa da cui fuggire. Non foss'altro che da se stessi".