Disincontrata

Tua per sempre.


Amore mio carissimo, da quando mi hai lasciato, trenta anni or sono, ho trasformato la mia inclinazione naturale in un lavoro. E’ successo poco dopo. Come sai sono sempre stata una persona molto socievole e alla compagnia delle donne fin da giovane preferivo quella degli uomini. Adesso non ridere, sai a cosa mi riferisco. Non amavo passare il mio tempo libero parlando di ombretti e ritenevo la mente di alcuni uomini più affascinante di quella della maggior parte delle donne. Un pomeriggio mi ricordo che partecipai ad un incontro tra amiche, c’era mia cugina Franca ed una sua vicina di casa. Iniziarono a parlare di attrici, di come queste si vestivano, passavano le ferie e di come facevano l’amore. Stetti in silenzio la maggior parte del tempo poi quando me lo fecero notare gli raccontai di aver passato la notte con il mio migliore amico. Mi uscì dalla bocca come fosse una cosa del tutto naturale. Voi parlate dei vostri sogni, io parlo della mia vita, quella reale. Si tirarono un’occhiata, il loro sguardo disse “zoccola”, poi il mio disse loro “andate al diavolo…avete fatto cose peggiori delle mie nella vostra vita… io non ho mai messo le corna a nessuno”. Si dice che talvolta quando una persona viene considerata in un certo modo dagli altri, con il tempo inizia ad adattarsi alle aspettative che questi hanno di lei. Non voglio trovar giustificazioni ma posso dirti che dopo questo episodio, di serate con il mio migliore amico, con i suoi amici e con qualcun’altro ce ne furono altre: non saprei dirti quante ma so che queste coincidevano con i momenti in cui l’assenza di te si faceva sentire più forte. Era allora che trovavo in ognuno di loro un antidolorifico per la mia profonda solitudine. Ho scoperto che molti di loro erano più soli e disperati di me e che due solitudini non fanno mai la felicità; riescono ad ingannare il tempo per un po’ ma in genere la durata dell’illusione svanisce presto, altrimenti diventa tutto molto patetico. Come ti ho detto all’inizio di questa lettera con il tempo la mia attitudine è diventata un lavoro. Non pensare che in questi anni abbia avuto particolari difficoltà economiche, non si tratta di questo. A dir la verità non so dirti di cosa si sia trattato. Ci sono momenti nella vita in cui le situazioni che ti si presentano innanzi si incastrano perfettamente con i tuoi stati interiori, con quelli che hai cercato di negare per tutta la vita, con la tua indole, la definirei. Credo che se tu fossi rimasto con me avrei creduto tutta la vita di essere nata per fare la madre di famiglia e forse sarei stata in grado di ingannare me stessa, ma le cose non sono andate in questo modo e nessuno può immaginare come sarebbe stato. Ciò che invece rappresenta l’unica certezza nella vita di ogni uomo è il giorno della sua morte. Ti guardo senza avvicinarmi, quanto basta per sentire il freddo della tua pelle e immaginarmi a fianco al tuo corpo disteso. Quante notti abbiamo passato distesi, quante a respirare i nostri segreti consumandoci l’uno con l’altra fino all’ultimo respiro dopo il piacere, dopo l’amore.  Quanta gente che piange davanti all’unico corpo che ho amato. Qualcuno mi guarda forse chiedendosi cosa ci faccia una come me in questa stanza; qualcuno come tuo zio fa finta di non riconoscere “la rossa di Trastevere”, la maggior parte ignora il fatto che questa donna vestita da puttana ti abbia amato più di chiunque altro. Tua per sempre Giulia.