Creato da toscaninalucy il 29/04/2009

Disincontrata

Dalla finestra guardo il mondo e se trovo qualcosa di interessante esco fuori a fare due passi.

 

Il libro "Né di Eva né di Adamo" di Amélie Nothomb

Post n°36 pubblicato il 09 Marzo 2010 da toscaninalucy
Foto di toscaninalucy

Questa mattina ho finito di leggerlo. Mi è rimasta una bella sensazione addosso che compensa il poco entusiasmo che mi avevano suscitato molte pagine. Scorrono, sono scritte bene, ma non mi hanno avvolto tra quelle emozioni che invece avevo avvertito leggendo il titolo e guardando la copertina. Forse sono state le aspettative ad avere il loro peso ma comunque a lettura conclusa posso dire che alcune immagini soprattutto nel finale lo hanno riscattato almeno in parte. "Ci si innamora di persone che non si sopportano, di persone che rappresentano un pericolo insostenibile" così scrive la giovane donna belga che ritorna nella terra dove ha passato la propria infanzia. Non si tratta tanto di cullarsi nei ricordi ma di riscoprire un legame con un Giappone presente nelle vene e nel cuore oltre che nella testa. Si riparte da qui: un lavoro stimolante, un nuovo amore, una continua esplorazione di questa terra e della propria interiorità, una partenza connotata dal piacere di una fuga perché "bisognerebbe sempre avere qualcosa da cui fuggire per coltivare in sé quella possibilità meravigliosa. D'altronde, c'è sempre qualcosa da cui fuggire. Non foss'altro che da se stessi".

 

 
 
 

Parla di aggressività.

Post n°35 pubblicato il 24 Febbraio 2010 da toscaninalucy
Foto di toscaninalucy

Sta dicendo che il patrimonio genetico influenza i comportamenti aggressivi. Anche l’ambiente, i maltrattamenti subiti durante l’infanzia hanno il loro peso. Si spinge oltre. C’è una sentenza di pochi mesi fa che stabilisce la riduzione della pena ad un soggetto imputato per omicidio. Tra le attenuanti: la predisposizione genetica. Lo dice con lo stesso tono, dentro esplode, ma riesce a mostrarsi tranquilla. Io che temevo per lei. Me la immaginavo timida e forse un po’ impacciata lo ammetto. Com’era da piccola. La suora me lo diceva sempre “è troppo timida, troppo chiusa in se stessa”. Poi oggi, il giorno della sua laurea, mi compare così, sicura e fiera di sé. Parla di cose che non conosco ma qualcosa ci capisco. Capisco che se questi mesi ha passato le giornate con la testa sulla scrivania è perché ci ha creduto. Ha scritto di ciò che ha sempre pensato: non tutti disponiamo delle stesse condizioni di partenza. La legge è uguali per tutti, così almeno si dice, ma nascere in un quartiere povero, avere dei genitori violenti, non averli affatto, non è la stessa cosa. Non si tratta di giustificare, si tratta di comprendere. Vorrebbe parlare solo di questo ma il tempo stringe. Va bene così. Hai appena finito, brava piccolina.

 

 
 
 

Come una volta.

Post n°34 pubblicato il 07 Febbraio 2010 da toscaninalucy
Foto di toscaninalucy

Il caldo d’Agosto. Il silenzio. Questa strada. La parallela di quella costeggiata dai giardini.  Le tende della mia camera, quelle che spostavo con un dito per vederti quando eri alla finestra. Anche nelle sere d’estate, quando i cartelli luminosi lampeggiavano verso il tuo terrazzo. Ci sei? Si ero lì ad aspettarti ma all’inizio non mi facevo vedere, aspettavo che fossi tu il primo ad uscire dalla tana. Avevamo dieci anni, poi quindici, poi venti. A venticinque ci affacciavamo insieme alla tua finestra, il regalo dei tuoi genitori per le nostre nozze. Quando restavo da sola in casa guardavo verso la mia camera avvolta da una nostalgia più dolce di quella che provo in questi giorni. Ora che sono tornata a vedere il mondo dai miei vetri. Mi affaccio di rado, ma con le persiane aperte sento delle voci, parlano una lingua che non conosco, sento odore di curry ed una musica che mi farebbe muovere, se avessi voglia. Mi chiedo se i nuovi arrivati abbiano già cancellato le nostre tracce, se quell’ odore di spezie sia più forte del tuo profumo, se al posto dei tuoi quadri ci siano delle fotografie dei loro paesaggi. Chiudo la finestra, poi le tende, nessuno sguardo oltre. Avrei l’immagine di te davanti agli occhi e lì vicino vedrei anche me. Noi. E non come siamo adesso, neppure ai nostri venticinque, né ai venti, né ai quindici. Mi apparirebbero davanti agli occhi due bambini di dieci anni che si incantano occhi sugli occhi immaginandosi di baciarsi. I nostri primi momenti. Sono quelli che rivedrei.

 
 
 

Un film di Pedro

Post n°33 pubblicato il 25 Gennaio 2010 da toscaninalucy
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Ero andata al cinema senza sapere nulla sulla trama e sugli attori; non avevo mai sentito parlare del regista. Avevo intravisto il  trailer in televisione ed il titolo mi aveva suscitato una certa curiosità. Ci sono film che ti incontrano, sono loro a cercarti. Quando l’incontro è positivo può trasformarsi in una serata piacevole o diventare il film della tua vita. “Tutto su mia madre” di Pedro Almodovar (artista che ho avuto modo di apprezzare per altre sue pellicole e per le sceneggiature pubblicate) è uno di quei film che mi porto dentro e anche se sono passati una decina di anni da quella sera, ogni volta che ne vedo alcune immagini mi emoziona ancora. A voi un assaggio...

“…ieri sera la mamma mi ha mostrato una foto…ne mancava la metà. Non ho voluto dirglielo, ma anche alla mia vita manca quello stesso pezzo. Questa mattina ho frugato nei suoi cassetti e ho scoperto un mazzetto di foto…a tutte ne manca un pezzo, mio padre, suppongo.”

 

 
 
 

Triste e coraggiosa.

Post n°32 pubblicato il 16 Gennaio 2010 da toscaninalucy
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I tappi nelle orecchie e zitta. Zitta. Margherita da un po’ di tempo non ride più. Il fatto che abbia smesso di ridere a nove anni fa di lei una bambina seria. E pensare che tuo nonno rideva sempre, tu non ti assomigli a lui Marghe. No, non mi assomiglio a lui. Oggi ho trovato i tappi per le orecchie tra gli attrezzi di lavoro di papà, me li sono messi e con questi sto proprio bene. Non sento i genitori che gridano. Non è più colpa mia. Sento solo il caldo di questo termosifone, il plaid e sotto è tutto nero. Io non ho paura del buio. Sono una bambina coraggiosa, me lo ha detto la dottoressa. Dice che ho fatto bene a raccontare tutto a mamma. La cantina, la porta, la polvere, il silenzio. Ora però mamma e papà piangono. Lui la stringe forte. Poi si asciuga le lacrime e viene verso di me. Ahmmm!! Nooo…mi mangi? Siii… per finta!!! Ci mettiamo a ridere.  Mi dice che nessuno potrà più farci del male. Lo so. Ora il nonno non c’è più e non mi può più toccare.

 

 
 
 

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