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Speciale Elezioni/ Decreto Pisanu e Scuola

Post n°331 pubblicato il 09 Aprile 2008 da giromapa

Da Punto Informatico

La data retention in Italia è stata affrontata
con una normativa contestata da più parti. Ecco cosa ne pensano Franco
Grillini (Socialisti), Antonio Di Pietro (IDV) e Maurizio Gasparri (PDL)

Roma - Fin dal suo primo apparire il Decreto Pisanu,
un insieme di normative per la sicurezza contro il terrorismo, è stato
accolto con critiche e freddezza dagli esperti, in particolare per
l'estensione del monitoraggio delle comunicazioni che ha
innescato, le pesanti richieste di identificazione degli utenti che si
collegano in luoghi pubblici e via dicendo. Un provvedimento più
pervasivo di quanto imposto dalle norme europee approvate di lì a poco
e che è stato di recente aggiornato e rinnovato per tutto il 2008 nella
sua componente considerata più pesante, quella della data retention, la
conservazione coatta dei dati delle comunicazioni degli italiani.

In questo Speciale Elezioni (vedi anche le prime due puntate qui e qui) Punto Informatico non poteva esimersi dal porre una domanda sulla questione. Domanda alla quale hanno risposto Antonio Di Pietro (Italia dei Valori), Franco Grillini (Partito Socialista) e Maurizio Gasparri
(Popolo delle Libertà). Di Pietro e Grillini hanno anche risposto ad
una seconda domanda pubblicata più sotto sulla tecnologia nella
didattica.

Punto Informatico: Il Decreto Pisanu e la
data retention estesa fino a fine 2008 implicano la registrazione di
tutti i dati di tutte le comunicazioni degli italiani che avvengano
attraverso telefono e mezzi elettronici. Dati che vengono conservati
per anni. Che ne pensa? È utile a contrastare il terrorismo?


Antonio Di Pietro
In senso generale è certamente utile. Il problema che si pone è però sempre il solito: "Chi controlla i controllori?".
I
gravissimi episodi di registrazioni illegali di telefonate di privati
cittadini attraverso alcuni dipendenti di Telecom Italia senza alcuna
autorizzazione da parte della magistratura, impongono l'adozione di
nuovi strumenti a protezione dell'uso illegale delle intercettazioni.

Maurizio Gasparri
Credo che alcune decisioni per il contrasto al terrorismo vadano affrontate anche se delicate e scomode.
Occorre
che le Autorità facciano molta attenzione alla conservazione dei dati e
soprattutto a tracciare chi ne fa uso e a quali scopi, perché vanno
salvaguardate le libertà personali.
Un tema importante riguarda la
definizione delle tipologie di dati da conservare, dove occorre
procedere con decretazioni di carattere tecnico al contenimento delle
tipologie di informazioni da mantenere per limitarle a quelle veramente
indispensabili ai fini del contrasto al terrorismo internazionale.
Tuttavia
la lotta al crimine è una priorità per il Paese e le misure adottate
per la sicurezza nazionale vanno confermate e rese il più possibile
efficaci alla salvaguardia della privacy e al contrasto al crimine.

Franco Grillini
La
data retention affascina da sempre i governi di tutto il mondo. Ma
quale è il reale rapporto costi/benefici rispetto all'analisi di questi
dati? È mia opinione che bisogna differenziare questo rapporto a
seconda del tipo di mezzo oggetto della retention.
I dati relativi
al posizionamento delle celle per la telefonia mobile, si sono rivelati
utili in molte indagini, hanno consentito di scoprire trame eccellenti
(come nel caso del sequestro di Abu Omar).
Se è innegabile il loro
apporto agli investigatori in svariati campi, diverso è il discorso del
terrorismo, soprattutto per quanto riguarda le comunicazioni che
avvengono tramite Internet: ha veramente poco senso richiedere la
identificazione di ogni persona che si collega ad Internet.

Oltre
ad essere inutile (esistono migliaia di sistemi che possono bypassare
qualsiasi intercettazione online) ostacola la diffusione della rete
rendendo difficile la costruzione di modelli di business basati sulla
condivisione della banda (movimento FON ad es.), l'apertura di
cybercafé e costringe i piccoli provider a dotarsi di strutture costose
e totalmente inutili.

In Italia, poi, a differenza di altri
paesi, l'obbligo di identificare ogni connessione rende particolarmente
difficile l'estensione della fornitura gratuita di internet nelle
grandi aree urbane sul modello di ciò che avviene in molte città USA.

Punto Informatico: In che modo intendete favorire la diffusione della tecnologia nelle scuole italiane?

Franco Grillini
Cosa
serve davvero alle scuole Italiane? Dobbiamo insegnare alle nuove
generazioni ancora il Turbo Pascal? Dobbiamo insegnare loro ad
utilizzare software proprietari o software liberi? Ha senso insegnare
loro ad utilizzarle oppure devono creare?
È sicuramente necessario
un grande lavoro per revisionare programmi, strutture e natura
dell'insegnamento stesso, e poi è davvero necessario lavorare sulla
infrastruttura informatica delle scuole italiane.
Per troppo tempo abbiamo ignorato questo aspetto ed ora siamo fanalini di coda dell'Europa occidentale.
Forse
sarebbe il caso di mandare il prossimo Ministro della Pubblica
Istruzione a farsi un bel giro in Finlandia, come vedete non serve
andare molto lontano per vedere esempi di eccellenza.

In ogni
caso sono favorevole a forti incentivi per i ragazzi come sconti per
l'acquisto di materiale informatico, stage nelle varie silicon valley,
concorsi per la migliore organizzazione scolastica sulle nuove
tecnologie.
Abbiamo ancora un sistema scolastico tarato sulla
riforma Gentile, domina un eccesso di teoria con poco raccordo con il
mondo produttivo. Dobbiamo favorire una rivoluzione culturale di tipo
tecnologico.
Il mio vangelo è la cultura delle 3 T, talento,
tecnologia, tolleranza che, come dice Richard Florida nel suo bel libro
("L'ascesa della classe creativa", Mondadori) sono alla base del
benessere delle aree urbane.

Di Pietro
Con
l'accesso alla banda larga gratuito nelle scuole insieme al Wi-Fi e la
possibilità di disporre di un PC da parte degli studenti nelle ore di
lezione.

 
 
 
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