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Studio choc/ I biocombustibili causano gravi danni ambientali. Lipu: producono più gas serra


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La diffusione delle colture energetiche per produrre biocarburanti sta causando gravi disastri ambientali in tutto il mondo e non contribuisce alla lotta contro i gas serra, suscitando anzi in molti casi l'effetto contrario. Sono sei gli esempi a livello mondiale riportati nel nuovo dossier di BirdLife International, la rete di associazioni di cui LIPU è rappresentante per l'Italia, pubblicato oggi sul sito www.lipu.it.Sei casi dalla Malesia al Brasile, dal Kenya all'Europa e Stati Uniti, dove foreste, zone umide, savane e altri habitat importanti per specie animali e vegetali devono far posto alle ben più redditizie coltivazioni di soia, olio da palma, canna da zucchero, ricino. I risparmi nell'emissione di gas serra in atmosfera che i biocarburanti - sottolinea la LIPU - permettono di ottenere rispetto ai carburanti fossili sono in diversi casi inesistenti a causa delle elevate quantità di fertilizzanti azotati necessari per la coltivazione. Addirittura la quantità di emissioni di gas serra causate dall'intero ciclo di coltivazione e utilizzo dei biocarburanti risulta maggiore di quello dei combustibili fossili. In Europa una proposta della Commissione europea fissa al 10% entro il 2020 la percentuale che i biocarburanti dovranno rappresentare sul totale dei carburanti impiegati nel settore dei trasporti. Una proposta insostenibile e irrealizzabile spiega la LIPU perché implicherebbe l'utilizzo di enormi estensioni di terreno in Europa, con conseguente utilizzo e distruzione degli habitat e della biodiversità. Inoltre, pur ammettendo l'ipotesi di coltivare tutti i terreni ad oggi disponibili, l'Unione Europea riuscirebbe a soddisfare questo obiettivo solo per un terzo. E ciò inoltre a grave discapito dell'ambiente, perché nelle proposte della Commissione Europea c'è la cancellazione del setaside obbligatorio, ossia la messa a riposo di terreni agricoli divenuti un rifugio importante per molte specie di uccelli selvatici tipici degli ambienti agricoli e da anni in grave declino, proprio per far posto a mais e colza. La Commissione Europea, inoltre, non dà garanzie di sostenibilità nemmeno per quei biocarburanti che arriveranno dall'estero, cui sarà costretta a rivolgersi essendo la propria produzione interna insufficiente per raggiungere il target del 10%. Infatti la Commissione pone insufficienti attenzioni agli effetti negativi indiretti della produzione di biocarburanti su numerosi habitat naturali presenti in varie parti del mondo, come le foreste primarie del Sudamerica o del Sud-est asiatico, veri e propri serbatoi di biodiversità e preziosi serbatoi di carbonio."Chiediamo all'Unione Europea - dichiara Patrizia Rossi, reponsabile Agricoltura LIPU-BirdLife Italia - di abbassare l'insostenibile target del 10% di biocarburanti e di introdurre un sistema di certificazione obbligatorio e il rispetto di standard ambientali minimi, che tengano conto degli impatti diretti e indiretti che la realizzazione di colture energetiche comporta sull'ambiente e sulla biodiversita'"