Disinformazione

Tangenti, le scuse della Vincenzi alla città


Da Corriere.itGenova Il presidente dell'ospedale Bambin Gesù di Roma porta «Il processo» di Kafka all'interrogatorio con il gip Il sindaco resiste e punta al rimpasto. Francesca: mai preso soldi. Profiti: Bertone non c'entra Il cambio di assessori potrebbe non riguardare solo i due che sono stati indagati per l'inchiesta sugli appalti delle mense DAL NOSTRO INVIATO GENOVA — I politici del centrosinistra l'hanno messo in conto: martedì prossimo sarà un giorno difficile. La giunta di Marta Vincenzi riunirà il consiglio comunale per chiedere scusa alla città proprio poche ore dopo che il giudice delle indagini preliminari Roberto Fucigna avrà deciso se rimettere o no in libertà i cinque arrestati (quattro in carcere, uno ai domiciliari) per lo scandalo sugli appalti pilotati delle mense scolastiche. Dall'una cosa dipende il futuro politico di Genova, dall'altra la sorte di un'inchiesta che sembra dilagare ogni giorno di più. Ieri gli ultimi due interrogatori di garanzia: per Stefano Francesca (pd, ex ds in cella), portavoce del sindaco Vincenzi, accusato di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, e per Giuseppe Profiti (ai domiciliari per turbativa d'asta), l'uomo voluto dal segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone alla guida dell'ospedale Bambin Gesù. «Ho sbagliato a partecipare a certi incontri. Ma quello che ci dicevamo erano solo parole, cose dette in prospettiva. Mi hanno offerto soldi per la campagna elettorale ma ho capito che non era opportuno prenderli. Non ho mai intascato un euro». Un dettaglio che in realtà nemmeno l'accusa gli contesta. Perché secondo il pm Francesco Pinto il braccio destro del sindaco avrebbe accettato la promessa (e non intascato) di 20 mila euro l'anno dall'imprenditore della ristorazione Roberto Alessio. Contropartita: fargli ottenere l'appalto da 29 milioni di euro delle mense scolastiche a Genova quando sarebbe diventato capo di Gabinetto dell'amministrazione, progetto poi andato in fumo a favore della carica di portavoce. ù Davanti alle contestazioni più dure, ieri, Francesca avrebbe scaricato le responsabilità sull'amico ds Massimo Casagrande, ex consigliere comunale ds, arrestato con le stesse accuse di Francesca. Avrebbe fatto parte del gioco, secondo la procura, anche un altro ex consigliere comunale ds e tutto il gruppo sarebbe stato in contatto con Profiti, «uomo di garanzia», stando alla definizione dello stesso imprenditore Alessio, per un altro appalto (che Alessio ha vinto e che poi è stato annullato dal Tar): quello delle mense della Asl 2 di Savona, diretta dall'amico di Profiti Alfonso Di Donato, a sua volta indagato per turbativa d'asta. Il presidente del Bambin Gesù, sostiene il pm Pinto, avrebbe commesso il reato di turbativa d'asta quando era dirigente regionale. Ma lui ieri ha negato ogni coinvolgimento. Si è presentato all'interrogatorio con «Il processo» di Kafka fra le mani, ha scherzato con i giornalisti e al gip ha spiegato di aver «sempre fatto tutto nella trasparenza e nella legalità. Mai — ha fatto mettere a verbale — il cardinale Bertone mi ha detto una parola né sulla gara né sui partecipanti ». Alessio lo indica come garante di un'operazione illecita? «Alessio è convinto di aver subito un torto dal Tar», dice. «Non si è mai rassegnato a perdere la gara». Anche Marta Vincenzi non si rassegna. Ieri, in un vertice di giunta allargato a tutta la maggioranza e ai segretari di partito ha prima annunciato di voler gettare la spugna («mi presento martedì in consiglio dimissionaria») e poi si è lasciata convincere a non mollare («chiederò scusa alla città per il danno alla sua immagine e alla credibilità, ma me la sento, vado avanti»). Un rimpasto, a questo punto, è per tutti «inevitabile». E lo stesso centro sinistra annuncia: «Probabilmente non riguarderà solo i due assessori indagati». Giusi Fasano