Disinformazione

Il Csm trasferisce il gip Forleo


Da Corriere.it il provvedimento per le dichiarazioni ad "annozero" Decisione per «incompatibilità ambientale». Il giudice: «Lotterò fino alla fine: la legge è uguale per tutti»
Clementina Forleo ad "Annozero" ROMA - Il giudice per le indagini preliminari Clementina Forleo deve lasciare Milano. Lo ha deciso il plenum del Csm, che ha disposto il suo trasferimento d'ufficio per incompatibilità ambientale. Il provvedimento è stato deciso a maggioranza, con 20 voti favorevoli, tre contrari e un astenuto. La procedura di trasferimento d'ufficio era stata aperta nel dicembre scorso dopo che la prima commissione non aveva trovato riscontro alle dichiarazioni - relative a presunte intimidazioni istituzionali ricevute - rilasciate dalla Forleo durante la trasmissione tv "Annozero". LE RAGIONI DEL TRASFERIMENTO - La Forleo deve lasciare il capoluogo lombardo perchè lì non è più in grado di svolgere le sue funzioni con piena «indipendenza e imparzialità» ha sentenziato il Csm. Con i suoi comportamenti ha creato un «disagio diffuso» nel suo ufficio giudiziario e in procura; procura con cui inoltre si è «incrinato il necessario rapporto di reciproco rispetto ed equidistanza». È quanto scrive il plenum nella delibera approvata. Due le condotte contestate al magistrato: le sue dichiarazioni pubbliche ad «Annozero» su «poteri forti» che anche per il tramite di «soggetti istituzionali» avrebbero interferito nelle sue funzioni, proprio mentre da gip si stava occupando dell'inchiesta sulle scalate bancarie; e i rilievi mossi da Forleo ai colleghi della procura titolari di quell'inchiesta, con cui si spinse sino a protestare ritenendo che stessero insabbiando tutto. Le denunce ad «Annozero» sono «gravemente sproporzionate rispetto ai fatti emersi» («l'asserito invito alla prudenza» del Pg di Milano nella gestione delle intercettazioni di quella inchiesta e le presunte «pressioni» sul Pg della Cassazione perchè le avviasse un'azione disciplinare), e hanno determinato «allarme» e «discredito» sui colleghi «obiettivamente infondati». Mentre le critiche rivolte ai pm dell'inchiesta sulle scalate dimostrano un rapporto caratterizzato da «eccessiva disinvoltura», «contrario» alla deontologia e «indicativo di un pregiudizio accusatorio incompatibile con l'imparzialità richiesta». Nell'insieme è emersa una «marcata carenza di equilibrio» da parte di Forleo, una «abnorme personalizzazione» delle vicende processuali a lei affidate e una «propensione a condotte vittimistiche» , tali da determinare «contrasti, conflitti e sospetti» nei confronti di colleghi.VICENDA UNIPOL - La Forleo, presente al Csm, è stata difesa dal procuratore di Asti Maurizio Laudi. Lo scorso giugno, la sezione disciplinare del Csm aveva assolto il giudice sul caso riguardante la vicenda Unipol. In quella circostanza, il gip Forleo era stata accusata di aver violato i suoi doveri per i contenuti dell'ordinanza, con la quale nel luglio 2007 chiese alle Camere l'autorizzazione all'uso delle intercettazioni che riguardavano alcuni parlamentari tra cui Massimo D'Alema e Piero Fassino nell'ambito del procedimento sulla fallita scalata Unipol a Bnl.«A TESTA ALTA» - «Lotterò fino alla fine dei miei giorni - ha commentato la Forleo dopo la decisione del Csm -, andrò a testa alta in tutti i tribunali, affermando il principio per cui la legge è uguale per tutti e auspicando una seria riforma della giustizia». A chi le chiedeva se farà ricorso al Tar contro la delibera di Palazzo dei Marescialli, il Gip ha risposto: «Certamente». Sulle dichiarazioni alla stampa che l'hanno portata al trasferimento, il magistrato ha sottolineato che altri colleghi hanno parlato liberamente di procedimenti a loro carico senza avere conseguenze. Quanto invece alle intimidazioni ricevute, la Forleo ha aggiunto di aver ricevuto di recente un'ultima lettera riprodotta davanti al plenum. Ora sarà la Terza Commissione del Csm a decidere la sede a cui destinarla, dopo che la Forleo avrà espresso le sue preferenze. Solo allora il gip potrà presentare ricorso al Tar.MANCINO - «Sono vicende portate davanti al plenum che creano un'inevitabile sofferenza» ha affemrato il vice presidente del Csm, Nicola Mancino. «Non è facile dire ad un magistrato - ha aggiunto Mancino - vai a lavorare in un'altra sede».LE MOTIVAZIONI - Due le condotte contestate alla Forleo: le sue dichiarazioni pubbliche ad «Annozero» su «poteri forti» che anche per il tramite di «soggetti istituzionali» avrebbero interferito nelle sue funzioni, proprio mentre da gip si stava occupando dell'inchiesta sulle scalate bancarie; e i rilievi mossi dalla Forleo ai colleghi della procura titolari di quell'inchiesta, con cui si spinse sino a protestare ritenendo che stessero insabbiando tutto. Le denunce ad «Annozero» sono «gravemente sproporzionate rispetto ai fatti emersi» (l«'asserito invito alla prudenza» del Pg di Milano nella gestione delle intercettazioni di quella inchiesta e le presunte «pressioni» sul Pg della Cassazione perché le avviasse un'azione disciplinare), e hanno determinato «allarme» e «discredito» sui colleghi «obiettivamente infondati». Mentre le critiche rivolte ai pm dell'inchiesta sulle scalate dimostrano un rapporto caratterizzato da «eccessiva disinvoltura», «contrario» alla deontologia e «indicativo di un pregiudizio accusatorio incompatibile con l'imparzialità richiesta». Nell'insieme è emersa una «marcata carenza di equilibrio» da parte della Forleo, una «abnorme personalizzazione» delle vicende processuali a lei affidate e una «propensione a condotte vittimistiche» , tali da determinare «contrasti, conflitti e sospetti» nei confronti di colleghi.