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Saccà Connection


Da L'espressodi Emiliano Fittipaldie Marco Lillo I progetti d'affari con Urbani. I raccomandati di Staderini, Petroni e Curzi. Ecco i legami fra il dirigente e i consiglieri. Che l'hanno assolto  
ASCOLTA:  Le nuove intercettazioni Don Agostino l'ha sfangata ancora una volta. Nonostante i progetti segreti per mettersi in proprio, nonostante l'inchiesta per corruzione e le intercettazioni bollenti, il re dalla fiction all'italiana resterà alla Rai. La settimana scorsa il cda ha bocciato la mozione del direttore generale Claudio Cappon, che ne prevedeva il licenziamento in tronco. Paradossalmente le parti si sono invertite: ora è Cappon a rischiare la poltrona. Sul no all'allontanamento del manager hanno pesato i voti contrari di Giuliano Urbani, Gennaro Malgieri, Giovanna Bianchi Clerici, Angelo Maria Petroni (tutti di area Pdl-Lega), e l'astensione di Marco Staderini (Udc) e Sandro Curzi (Rifondazione): nessuno di loro ha rilevato nelle azioni di Saccà quelle «gravi violazioni e il notevole danno d'immagine all'azienda» accertate da Cappon e dagli altri consiglieri di centrosinistra. Pochi, leggendo e ascoltando le nuove intercettazioni trovate da "L'espresso", avrebbero potuto immaginare esito diverso. I rapporti tra Saccà e i consiglieri vanno oltre le normali conversazioni tra dirigenti, e riportano ad affari e scambi di piaceri personali. Non sorprende, per esempio, che Urbani abbia votato pro-Saccà. Come "L'espresso" ha già rivelato, in più telefonate  (ascolta) il consigliere si è speso per difendere gli interessi della sua compagna, Ida Di Benedetto, produttrice di serie tv. Saccà si muove per attivare la fiction sulla pittrice Angelica Kauffman («se fosse un qualsiasi altro produttore noi rifletteremmo un po' su questa storia» ammette la segretaria ad Agostino), vuole "Paura d'amare" («di questi 10 milioni non riusciamo a spostare una quota a cavallo dei due anni, per avere dei residui?» chiede il manager a un'altra collaboratrice, che gli aveva spiegato che il film «è fuori dal conto»), spinge per la storia su suor Bakhita. Ma anche Saccà, a sua volta, sollecita favori a Urbani e gli raccomanda per un incarico in Ray Way il suo commercialista, Pietro Pilello, un tempo maestro venerabile della loggia di Palmi. <!-- OAS_RICH('Middle'); //--> Ma, soprattutto, Urbani è stato parte attiva nel progetto "Pegasus". Un piano attraverso cui il dirigente pubblico voleva dar vita a una privatissima società di produzione che avrebbe dovuto fatturare 200 milioni l'anno. L'idea, come risulta dall'inchiesta della Procura di Napoli, è di Corrado Passera, ad di Banca Intesa, e nasce in India: il banchiere ne parla con Luca di Montezemolo e Ramon Tata, Saccà viene chiamato in seguito. Urbani sogna di far parte del progetto e di diventare addirittura presidente della newco. Vuole fare da «coagulo» tra altri imprenditori interessati: la Palladio di Vicenza, i «bresciani» capeggiati dall'ex Udc Riccardo Conti, e il padrone di Mediaset Silvio Berlusconi. Rispondendo ai pm, Urbani prima nega di sapere se l'attuale premier dovesse essere della partita, poi, messo alle strette, ammette che «Berlusconi manifestava disponibilità ad esser parte del quadro». Urbani racconta di aver discusso con Passera, e ammette davanti ai magistrati che proprio Pilello stava redigendo il business plan. Ad agosto le telefonate con Saccà si fanno bollenti, e il consigliere si sbilancia. «Io ho due problemi», dice al capo di Rai fiction, «il più grande è quello di costruire la sceneggiatura con te. Il più piccolo, però è parte del quadro, è quello che io non vorrei perdere l'opportunità di essere il punto di accordo di questi tre che sarebbero disposti ad appoggiarsi su di me. E cioè: Vicenza, lui stesso, Silvio, e i bresciani». Se Urbani chiede favori e progetta affari milionari, altri consiglieri fanno segnalazioni a go-go. Anche Staderini, per esempio, ha chiamato Saccà. Interessandosi della sorte professionale di un'attrice di fama. Dai brogliacci risulta che il 19 luglio 2007 «Marco chiede di Catherine Spaak»: Saccà risponde che dovrebbe essere stata scritturata. Ma dopo quattro giorni il produttore Angelo Rizzoli invia un fax, spiegando che l'attrice, al tempo in gara nella trasmissione "Ballando sotto le stelle", non può partecipare anche alla fiction "Capri". Il 26 luglio Staderini richiama, e domanda informazioni. Agostino si giustifica, dice che Rizzoli è un imbroglione, avendogli riferito cose non vere sulla disponibilità della Spaak, e chiede a Staderini se vuole chiamare l'attrice insieme a lui. Il consigliere Rai in quei giorni si occupa anche della sorte di "Incantesimo", la soap di Guido De Angeli, intimo del dirigente e di vari politici, che il vicedirettore generale Giancarlo Leone sembra intenzionato a chiudere. Staderini dovrebbe spendersi per un incontro tra lo stesso Saccà e il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, che avrebbe promesso al capo di Rai fiction dai 15 ai 20 milioni per sostenere la produzione. Le telefonate fioccano anche tra Saccà e Petroni, un altro dei consiglieri che ha votato contro il licenziamento. Il 17 luglio Agostino chiama Angelo per annunciargli che il provino per Cloris Brosca, che interpretava la "Zingara" nel preserale "Luna Park", è andato bene. La telefonata parte alle 17: un'ora prima la segretaria Paola aveva detto a Saccà che la Brosca era stata contattata per fare "l'antagonista" in una fiction. «Ha fatto un buon provino, ci sono buone possibilità che sia presa», chiosa il dirigente al consigliere- professore. Nelle intercettazioni finisce persino Sandro Curzi, che meravigliando tutti, la scorsa settimana al momento del voto ha preferito astenersi. Curzi segnala non attrici e vallette, ma un professore classe 1927, appassionato di cartoni animati. A giugno Curzi ricorda a Saccà di interessarsi a «Passacantando». In realtà non si tratta di un programma, come si legge sui brogliacci, ma di una persona. Dopo due settimane il manager chiama un certo Luca e chiede di far lavorare Stelio Passacantando, ex Accademia delle Belle Arti e docente di cinema nelle scuole. Saccà in questi giorni è stato definito un genio del prodotto, osannato da decine di attori e registi che lo hanno difeso in una vibrante lettera pubblica. Tifosi eccellenti, ma in Rai in molti si sono legati al dito i giudizi inclementi che Saccà pronunciava al telefono su di loro: da Guido Paglia a Fabrizio Del Noce fino a Leone, definito una volta«topo di fogna» e un'altra «invidioso».
Michelle Bonev con Baudo Soddisfatti, invece, quelli che hanno con Don Agostino buoni rapporti. Isabella Briganti su tutti. Saccà non raccomanda solo le preferite dei tanti questuanti, ma anche le sue amiche. Vuole che la Briganti abbia la parte di Mamma Irene nel film tv "Don Zeno", e chiama uno dei responsabili del cast. «Il direttore non raccomanda» chiosa Agostino «sceglie editorialmente». Il 16 luglio definisce il provino dell'amica «eccellente»: addirittura, dice, «la segnalazione del direttore è un elemento ostativo, perché il provino è stato il migliore, ed è fuori discussione»: due giorni dopo Saccà comunica ad Isabella che la parte è sua. Più burrascosi i rapporti con un'altra starlette di belle speranze, Michelle Bonev. Nel 2003 fu scelta per condurre il Dopofestival, e scoppiò il finimondo. Venne difinita da stampa e addetti ai lavori «la raccomandata di Saccà», al tempo direttore generale. L'attrice bulgara fa carriera tra sospetti e pettegolezzi, gira un gran numero di fiction targate Rai. L'ultima è "Artemisia Sanchez", riprese finite nel 2006 e mai andata in onda. Ma la riconoscenza non è di questo mondo: il 27 giugno 2007 l'avvocato Bosco legge a Saccà una durissima lettera della Bonev, che minaccia (dal momento che il direttore non vuole attivare una nuova fiction con una società fondata ad hoc dall'attrice) sfracelli pubblici e conferenze stampa. Il dirigente tiene duro. «Ma che, è matta? È un ricatto, facesse quello che vuole. Posso solo dispiacermi di fronte all'ingratitudine umana. Uno che ha rischiato di tutto per aiutarla... Uno squallore unico».(22 luglio 2008)