Da Corriere.it
YouTomb: il sito dove finiscono
tutti gli «scarti» di YouTube
Un progetto del Mit archivia tutti i video banditi dalla piattaforma di condivisione video
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(http://youtomb.mit.edu) |
BOSTON (Stati Uniti) - Dove finiscono i video
banditi da YouTube? Su YouTomb, l’archivio web realizzato
dall’autorevole Massachusset Institute of Technology (Mit). O meglio,
su YouTomb ci finiscono i dettagli e la descrizione di quanto – in
media ogni due minuti – viene rifiutato dalla piattaforma di
condivisione video di proprietà di Google per motivi legati al diritto
d’autore. In una pagina in costante aggiornamento vengono mostrati
alcuni fermo immagine tratti dai video censurati, il motivo della
censura, l’autore della richiesta di oscuramento e il numero di giorni
in cui il contenuto è stato visibile (e quante volte è stato visto)
prima di essere estromesso dal sistema.
QUESTIONE DI DIRITTI - YouTube non è mai andato molto d’accordo
con le leggi sul copyright. Benché formalmente le rispetti, sono
moltissimi i video caricati dagli utenti sulla piattaforma che
riprendono senza autorizzazione materiale protetto dal diritto
d’autore. Negli Usa il rispetto formale della legge prevede che chi
eroga un servizio come quello di YouTube non sia direttamente
responsabile dei contenuti ivi reperibili, non si debba cioè curare di
impedire che contenuti non in regola vengano ospitati, quanto di
rimuoverli una volta che il detentore dei diritti d’autore ne faccia
richiesta. Il motivo legale e pratico addotto dai responsabili del sito
è che anche volendo non è possibile passare in rassegna tutti i
contenuti pubblicati dagli utenti alla ricerca delle infrazioni del
copyright.
FILTRO AUTOMATICO - Viste però le ire dell’industria del cinema
e della tv – e all’indomani di una causa da un miliardo di dollari
intentata contro YouTube dalla tv via cavo Comcast – l’estate scorsa
anche il più popolare strumento di condivisione video ha deciso di
venire incontro alle richieste degli studios, onde evitare di avere a
che fare ogni giorno con uno dei loro legali. Ha così realizzato un
meccanismo automatico che permette ai detentori dei diritti di
controllare i video generati dagli utenti e di intervenire in caso di
abusi. L’iniziativa del Mit è nata proprio per verificare il
funzionamento del sistema di riconoscimento automatico approntato da
YouTube, e la casistica che sta ordinando servirà per controllare che
non ci siano abusi da parte dei detentori dei diritti ai danni degli
utenti.
Gabriele De Palma
Inviato da: diletta.castelli
il 08/10/2016 alle 13:30
Inviato da: scampipercena77
il 01/02/2016 alle 11:47
Inviato da: chiaracarboni90
il 21/09/2011 alle 16:22
Inviato da: adspy
il 16/03/2010 alle 22:33
Inviato da: luckystrike86
il 06/03/2010 alle 08:26