r a p i d e

100 metri


     Gli ultimi. Poi, si potra attingere nuova linfa in nuove espressioni, in nuovi sensi e silenzi, l'innato grimaldello, l'archivio sterminato della nostra mente. In questa Era isterica di progresso, questi metri finali saranno finalmente connessi in schemi non più rigidi o ristretti, il punto di vista che si aprirà godrà nel riconoscere l'intuito e la percezione fin troppo dimenticata. Come un bricolage, la nostra coscienza non sarà più fissa o simulata, potremo permettere al nostro 'pennello' ideale di condurre la direzione.. felicemente indifferente, nei confronti di tutto quel che è invece coperto di mielato conformismo. C'è un qualcosa che bandisce i mezzi termini, un qualcosa che grida dentro e contro ogni ridondanza: la libertà di modulare illuminando silenzi e solitudini. Un affondo potente e inteso come corpo e carne, un incidere il coraggio, il sostenere e custodire stagioni di un 'troppo', stagioni dove tutto il mondo ti invitava a dilatarti e ripeterti, a farti mare e cielo, a mettere ali ai tuoi limiti. Non era benessere quello, non sempre era un bene smantellarsi, ché poi inevitabile c'era dietro l'angoscia, quell'ansia subdola, quello star male dove ti illudevi invece di governare bene la tua rotta. Aderivi alla deriva, a quella concezione imbevuta di gesti sgrammaticati e logori, frenati da continue ipocrisie, da immani implosioni. Gli ultimi centro metri, questi, ricoperti di fatica e graffi, di aspri giorni e lune germineranno in un anno poroso, in frutti naturali di quei viaggi carichi di silenzi, suggestioni, quelli che nel tuo intimo, sognavi. Per così troppo tempo s'è dimenticato scorgere il mondo che si è avuto dentro. Per così troppo tempo ci ha guidato il gusto del paradosso, l'ignorare ciò di cui si aveva davvero bisogno assicurando solo una qualità minata da mancanze.Gli ultimi cento metri, ultimi imperatori.Auguriamo di toglierci dagli ingranaggi, tutti.