Creato da ditantestelle il 31/05/2010

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Post n°201 pubblicato il 21 Agosto 2019 da ditantestelle

 

 

 

 

 

 

 

La predilizione di voler cambiare carte in tavola, proponendo uno specchio contemporaneo e ansioso di pericoli

in un'invenzione simile che ha coinvolto pensieri, fermenti e dinamiche incomprensibili per il periodo.

 

Di chi è il merito.. di chi, nella folle ricerca, ha capito intuito

che il comunicare attraverso i gesti, aveva un qualcosa di ampiamente rivoluzionario.

L'inquietudine contrasta e vince.

Vince persino trovando negli sguardi uno strabiliante pizzico d'humour,

tesa a sdrammatizzare così l'evento.

 

 

Quel Tommaso che è lì, con quell'indice infilzato sul costato del Cristo.

Rimanere o fuggire? .. Ha un qualcosa di violentemente comico il suo sguardo.

Tutta quella dimensione umana che esprime.

Tutta quella piena verità che si fa umida dentro la ferita.

 

E lo Stesso, non contento, che spinge,

spinge ancora e di suo pugno il polso dell'incredulo.

Il Caravaggio costringe chi guarda ad essere, egli stesso, al centro del dipinto.

Che assurda situazione. Che assurdità dipingere, per quel tempo,

un'idea così ispessita di reazione.

 

Su tutto, tutto questo lunghissimo istante di Storia,

un istante che descrive il gesto come un privilegio,

c'è su tutto un fascio di luce che attraversa la scena

e ci investe di una verità che ha la forma di una lancia con l'arco teso.

Noi, a far da quinta e a intuire un sorriso compiaciuto sul Merisi ..

appena l'opera è compiuta.

 

E correva l'anno 1600.

 

 

 

 

 

 


 

Michelangelo Merisi  |  Incredulità di San Tommaso

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Commenti al Post:
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 23/08/19 alle 18:33 via WEB
A rileggerlo bene l’evangelista Giovanni si capisce che Tommaso quel dito nella piaga poi non l’ha messo; crollerebbe altrimenti l’insegnamento a credere senza vedere né toccare. Ancora si perderebbe l’antimetria della Maddalena che accetta con fiducia senza bisogno di contatto materiale (Noli me tangere) e Didimo, scettico fino alla richiesta di mettere mano nella carne divina; al sentimento spontaneo di lei che potremmo chiamare l’amore che unisce, si contrappone la logica fin troppo umana dell’Apostolo, quella che costruisce la distanza e tiene anche me poco prossimo alla Verità. Ma questo importa poco, conta invece che il Merisi sa come rapirmi il cuore, per il suo Vangelo raccontato dagli ultimi, con lo sfondo della materia oscura che permea l’universo illuminata dalla luce superiore che accende i volti e le figure. A vederlo bene il dubbio di Tommaso è del tutto condiviso dagli astanti, allo stesso modo faccio io le mille volte al giorno, sempre pieno di perplessità che vorrebbero conferme. Ma a me, che non sono stato Apostolo, non è dato vedere i segni della sofferenza divina, e così mi rovello nell'incertezza che siano davvero state inferte le ferite dell’oltraggio. A me, che faccio della geometria una diversa, ma altrettanto necessaria, chiave di lettura delle cose, resta soltanto il fatto che congiungendo con un paio di linee le teste dei presenti compare una croce ed in questo segno, non impresso a pennello, ma soltanto intuito, io percepisco il simbolo che mi ammonisce ad abbassare la testa ed implorare: “Ho Kyrios mu kài ho Theòs mu - Signore mio e Dio mio”.
Un saluto di luce :)
 
 
ditantestelle
ditantestelle il 28/08/19 alle 23:04 via WEB
Che ricambio.. ringraziando il valore che dai ad ogni cosa arricchendo tutto di insperata fede
 
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