scrittori

La poesia


La poesia. Quella sì che sa cosa dire. Batte un tempo a levare, la poesia: ha un'ottica diversa, dice sempre meno del giusto, ti lascia  con la sensazione che ci fosse altro da dire da fare da leggere. Quando ti alzi dalla tavola apparecchiata a chiasmi e enjembements, ad anafore e versi sciolti, ecco: ci siamo. Non sei per nulla sazio/ ci manca solo che arrivi qualcuno affamato e in fretta e furia si faccia riapparecchiare/ come viene viene/ sennò non ci vede dalla fame/ e ordina una poesia/ una di quelle veraci/ da divorare/ veramente/ voracememte.Ma nemmeno la poesia "di scuola". Nemmeno. Per la poesia, quella vera, certo non occorre alcuna proposta di lavoro, come si è soliti fare invece nella location school. Basta una verifica finale: quello strano formicolio lungoschiena, quello esagerato che sguscia su per le braccia e allora tu cerchi pure di nascondere e se hai la maglietta mezze maniche, cominci a coprirti nel gesto più comune del mondo: a riportare le giuste condizioni, a lenire gli squarci di un'emozione, a resettare milionate di neuroni che tarantolano su e giù per i lobi frontali, per trasportare vagoni di adrenalina.scrittori  a verso libero su sdrucciole/ che favoriscono l'endecasillaboCome quandoti rivolgesti e con la mano, sgombrala fronte dalla nube dei capelli,mi salutasti - per entrar nel buio.(da Eugenio Montale, La bufera)