scrittori

Lessico (poco) famigliare


Non c'è scandalo, non c'è errore. Non c'è punizione. O costrizione. Non c'è necessità di purificazione. La catarsi non passa da un atto bulimico. Da un nervosisimo di stomaco. La catarsi vola alta e sceglie compagnìe nobili. Non si rifugia nei tormenti epatici, non semina mal di pancia e coliti spastiche. La catarsi è nel respiro del mondo. La cerchiamo ogni giorno. Ma non abbiamo colpe. Siamo umani. E i nostri sguardi gocciolano abbandoni insensati. Si manifestano nel sogno, nell'atto irrazionale. Non certo nella repressione borghese e occidentale. Come tanti Itali Svevi corriamo al nostro dottor S. Solo che poi svoltiamo l'angolo di casa e finiamo in via Pirandello: allora ci travestiamo da Vitangelo Moscarda e ci guardiamo la punta del naso. Siamo personaggi di un teatro che non sappiamo mai come gestire. Le parole non strappano l'applauso. Solo un mugolìo, un malcontento. Un capriccio bambino. Una scommessa perdente. Ma necessaria. Per vedere fino a che punto arriva la nostra forza. Per aggirare lo scoglio, per sentirci immortali. Gli sguardi degli estranei quando li racconti ti sembrano piovuti da un lessico (poco) famigliare. Chi ci capisce niente?