scrittori

Piccoli prìncipi e grandi princìpi


Bisogna cambiare la scuola. Un cambiamento non marginale. Un cambiamento radicale. Strutturale. Non si può rimanere legati alla trasmissione di saperi. C'è una intensità, un modo di imparare. A quello dobbiamo guardare. Dobbiamo interrogarci su che senso abbia allestire collegi dove non si accenni al valore della didattica. Dobbiamo trovare il modo di insidiare la tranquillità, la certezza, la sicumera, il sapere scolastico a oltranza. Non sono sicuro che un ragazzo che non accetta di imparare più certe cose sia un perdente. Temo invece, ahimè, che perdono i docenti che si intestardiscono su dogmi e programmazioni. C'è aria di disfatta quando non si riesce più a coinvolgere.Allora basta con la scuola ossessionata da standard minimi e criteri di valutazione uguali per tutti.Molto più semplicemente, occorre liberarsi di gran parte dei libri di testo. Tornare al testo originale. La materia Italiano deve abbandonare il dato cronologico. Deve maturare altri criteri: possibilità creative, destabilizzanti, occasionali. Un ragazzino al terzo anno di liceo amerà la letteratura leggendo Il piccolo principe o Il principe di Machiavelli?