scrittori

Cassano e gli Esami di Stato


Scuola a oltranza. Si finisce e già si ricomincia. Si va a valutare. Piccoli ragazzi crescono. A voti magicamente diventati crediti. Ci polverizza l'estate il dribbling di Cassano. Il dribbling di Cassano è astorico. E' irrimediabilmente antiretorico. Il dribbling di  Cassano me lo voglio portare agli Esami di Stato. Ci polverizza le certezze. Non ha un criterio né un metodo. Finiamo per sbatterci la faccia contro. Ce ne innamoriamo subito. Appena lo vediamo. Ci ammortizza il dolore degli anni fracassati contro un tempo in accelerazione. Ci fa partecipi anche se non lo capiamo. Non si capisce, né capere si può. Non lo prendi un dribbling così, nel cervello. Non ci appartiene. E' astorico. Non ha grande tradizione. Scuola a oltranza. Noi docenti si va a valutare. A dare voti. A omologare. In mezzo a quell'egualitarismo che ha prodotto una pletora di mediani, in mezzo a nugoli di polpacci in interdizione, in mezzo a quel caos calmo di rilanci e carambole, mi porto negli occhi il dribbling di uno che a scuola manco ci voleva andare. Di uno che non sa che cosa farsene della poesia, della matematica, della religione. Di uno che però quando lo vedi è come un libro spalancato su un banco di scuola mentre fai compito e vorresti sbirciare e tentare di copiare. Hai voglia a provare e riprovare. Non c'è copia che tenga. C'è qualcosa di alogico, di poco etichettabile. Una pagina incomprensibile, scritta con parole troppo piccole. E noi mediani siamo. La mischia caciarona ci piace, non la fuga solitaria verso l'area di rigore dopo due finte, dopo due parole. Non la capiamo quella fuga, quando è imbastita come una poesia. Quando ci spezza il fiato a colpi di genio, se poi non porta al risultato ne condividiamo solo il peso, l'assecondiamo solo per ribadire i nostri "tuttavia". Non abbiamo scampo. La cura del fantasista ci fa paura, se l'Italia non arriva finalista. Preferiamo il torpore lento e macchinoso. Il colpo risolutore del fattore C. Il gol per caso, magari di un difensore: meglio di un marcantonio salito al cielo a spazzolare le nubi d'una estiva eliminazione. Il Cassano che piace a pochi, quello che rompe a pezzi la tela dell'artista, come nell'incipit bello e raffinato della "Noia" di Alberto Moravia, quel Cassano ce lo raccomanda direttamente un qualche dio, e cade nel mare del talento dopo una fuga a zigzag, come un lampo che cerca strada contro ogni fatica, ogni dolorosa depressione, prima di perdersi di disperdersi nella sua eterna rivoluzione.