scrittori

Camera con vista


Prendo la camera digitale e me ne vado in giro per la città. Mi fermo a ritagliare un pezzo di sud. Clicco su Camera, stringo l'inquadratura, sbaglio subito porzione, l'allargo veloce. Stop.Tutto da rifare. Ciak, azione. Guardo nell'obiettivo e mi sembra un'immagine quasi giusta. Onesta. Realtà uguale realtà. Muovo un po' la mano perché sembri più vera. Ma ne esce una cosa diversa. La realtà deturpata. Infastidita. Cancello.La sera c'è Mollica che parla di Federico Fellini. Su una panchina poco più in là mi sembra di vedere Margarette Von Trotta. Dopo un po' si adagia supina su quella stessa panchina. E quella è la scena che avrei voluto riprendere. In una città del sud Italia, Mollica e la Von Trotta: omaggio a Fellini. C'è un po' di gente e sembra interessata. Il palco è allestito così così. Dietro c'è un castello aragonese: una cornice niente male. La sera dopo tutti a vedere "Rosenstrasse". Pochi chilometri più in là c'è un manicomio di decibel per sdrammatizzare: si balla, due si pestano a sangue, il lungomare è intasato. Non sono mai stato tanto attaccato alla vita. Così me ne torno a Rosenstrasse. Qualche chilometro più in là. Con la camera a tracolla. E la memoria vuota.