scrittori

Advocato


Gli avvocati ce li siamo sempre immaginati in un certo modo. I maschi, per esemipo, eleganti e a modo, affabili e affabulatori, furbi e cinici, quando è il caso, di molte parole, sempre. E poi con una vita regolare, la moglie sempre altrove, sempre tiratissima, firmatissima, la sera qualche cena fuori più per dovere che altro. Salta agli occhi, quindi, l'avvocato Vincenzo Malinconico di Non avevo capito niente. Salta agli occhi perché è un avvocato al contrario, nel quale persino noi-non-avvocati finiamo per riconoscerci. Ci cattura questo romanzo in prima persona perché non l' avvertiamo come un peso o una necessità egoistica la scelta della prima persona. Vincenzo Malinconico parla in prima persona e noi ci rivediamo tutte le volte che abbiamo avuto qualche disavventura. Ci sentiamo di condividere i suoi pensieri proprio perché deragliano dalla strada normale di un avvocato nemmeno tanto avanti con gli anni. Ci sembra che lo infastidisca quel mondo di sopravvissuti. Quel mondo fasullo. Stiamo dalla sua parte quando parte in quarta con le digressioni. Quando quella voce graffia sugli scranni di un mondo "cosificato".