scrittori

L'incontro


Si attarda nei passi lenti e malinconici, mister Burningstone. Gli passano alla rinfusa mille ricordi. Lo vedo rincorrere un piccione, poi fermarsi di colpo, poi ripartire soprappensiero. Lo vedo un attimo prima del tram acceso di gente e giallo. Poi svanisce in uno dei suoi bluff. Quando mi riappare lo vedo che volteggia, lo vedo piroettare per acchiappare quel filo penzolante dietro al cappotto. Come un cane che rincorre la sua coda. Poi ritorna normale e lento nell'andatura verso l'incontro. C'è un mondo rigido e tumefatto, c'è un incurvarsi morto del nostro Burningstone mentre si piega addosso al suo davanti per sistemarsi un bottone che tiene e non tiene. M'hanno assicurato che sarà memorabile l'incontro di Burningstone. E lo vedo da vicino, ormai. Da un po' di tempo gli passeggio in faccia. Mi verrebbe di dirglielo. Vorrei ratificare l'inganno. Poi rimando. Il taglio del vestito da vicino mi sembra sartoriale. La cravatta allentata sulla deglutizione è un assist all'ennesima botta d'emozione. Il volto me lo immagino da giovane lineare e bello. Mentre attraversa la strada gli cade l'ombrello tra le gambe. Si ferma per raccoglierlo: nell'inclinazione fino a terra rischia di non risalire. A rilento riprende credibilità. La goffaggine si affievolisce mentre i rumori del traffico dileguano verso le case. La sera getta la maschera. Si presenta nella litania di una brezza fredda. In un film di media qualità l'attore lascerebbe al gesto d'istinto la copertura del bavero. Burningstone fa come per scaccolarsi. Ma è solo l'annaspare delle dita contro la paura d'un ricordo. Poi si ferma.