scrittori

Vedere doppio


Tu se poltrisci mezzora con la schiena rotta, su un divano più piccolo del trepposti classico, tu se ti fermi dietro il tuo film lontano, dietro il ricordo di un nome che sbuca piano piano dalla memoria (grazie al gioco dell'alfabeto), tu se mi aspetti lo stesso anche quando faccio tardi, tu se stai ferma e presente come un macigno, tu se la polveriera spara a cannonate e apri le mani e dici che era a salve. Tu quando la mattina prima dell'alba è già troppo tardi ed esci allo scoperto per aiutarmi col caffè, tu le volte che abbiamo rovinato tutto per un silenzio di troppo. Tu che ridi quando esagero con le mie seghe mentali o quando mi coglie uno dei miei tanti infarti giornalieri. Tu che non sai stare dal lato sbagliato. Tu appena mi rimproveri e io cado dalle nuvole. Tu che non sai abbracciare caldo, ma stringi con la forza ossuta della tua magrezza. Tu che sei contenta di Morgan per il motivo che sappiamo e poi vai a leggere d'un fiato Steinbeck. Lo leggi, se era lui, come quando ti metti in testa di pulire e allora mi scosto dall'uragano, dentro una pagina di giornale che leggo a metà. Anzi, ora ce la faccio pure a leggerla tutta: da quando hanno diminuito le righe e ingrandito i caratteri. Tu che hai risolto qualche macigno come una inezia mentre io incespico sui miei umori neri e mi riprendo in tempo per la partita delle ottoemmezza.Mi piacciono le case tappezzate di cielo blu. Mi piacciono le case senza terremoti. Le finestre grandi. Le partite a calcetto con quelli ormai andati d'età. Quelli che tirano sbilenco se mettono un po' d'effetto. Mi piace il morbido del divano, la sera senza correggere. Ma correggere che? Mi piacciono i teatri durante le prove. C'è l'attore che scandisce bene. Si sente il solista della situazione. Pare che dalla voce gli esca qualche tiro angolato senza respinta della barriera di manichini. In partita è tutta un'altra cosa.