scrittori

I poeti


Come si scappa a scroscio, a passo stretto e secco.Come si scampa all'onda ripida, alla nenia mattutina.Scende un lombrico sulle righe di ferro spauritesegna il sentiero di bava, lo sente lo stranierotroppo forte. Indaga il pandemonio, la piazzastraborda d'omertà. Nessuno dilapida il tempoin quest'affaccio a mare, dove pazienza regnae l'attesa lenta rode la corda d'un orologio.S'ammutolisce il giorno.Non servono a niente i poeti: i porti li hanno dissepoltile gru del mare nel rimorchio di qualche carretta.I poeti servono a spaccare il capello in quattro alla parola.A non altro. Non le riempiono le tasche, né hanno gloria.La delfica deità di Dante li lascia dementi, gli arrancatori,mentre se ne vanno sicuri con qualche formula magicanel marsupio e saltano a piedi uniticon le loro certezze e i loro firmamenti accesi.I raccomandati arrancatori sociali sono l'antipoeta.Eppure hanno assonanze, che fortuna. Le hanno gratis.Un poeta le paga ogni giornodal suo solo salario , dal conto in banca,dal bofonchìo d'una tosse,dalla sorte rosea,dal siero terso di maggio,dal mugghiar come fa mar per tempesta.Si resta senza poeti e si muore. Si resta senza dribblatori,senza fioretti, si resta spenti stasera.