scrittori

Ranieri e la Juve poco principesca


 La parola chiave è stata approssimazione. Tutto con Ranieri m’è sembrato fortemente approssimativo. Sì, è così. Schemi d’attacco inesistenti. Una sorta d’astrattismo vacuo e imponderabile. Una dinastia del nullismo. Il nichilismo disperato e disperante. Una progressiva e insanabile resa. L’anticalcio a tutti i costi. Uno juventino medio non poteva tollerare oltre. Una liberazione, in definitiva. Una liberazione da metodi antidiluviani. L’unico ricordo positivo è stato “la difesa alta”. Non si capisce perché indietreggiando piano piano si sia finiti in area di rigore. Catenaccio e palla fai tu. No, la Juve che m’immagino non può essere questa. Senza un trequartista. Senza uno straccio di rifinitura. Marchionni aveva il compito di fare il terzino, l’ala e d’accentrarsi a mo’ di rifinitore. Ma spostalo a terzino. Così quando scende sulla destra crossa decentemente. La qualità aumenta e così via. Mai una intuizione. Mai. Anche a costo di perdere la faccia. Il vuoto. La noia. Il tedio. La nebbia. Un compito in classe svolto per far contento l'insegnante. Una pioggia di banalità. Un pensare in piccolo. La provinciale quasi felice di perdere ma di aver lottato con coraggio fino alla fine.Ma la cosa che più di tutte mal digerivo era lessicale. Ranieri aveva una specie di intercalare che a volte mi rimaneva in mente dopo l'intervista finta del post partita: per cui. Per cui questo e per cui quello. Alla fine ti rintrona la testa e lo ripete in eerno, quel per cui.A furia di usare per cui, si finisce per perdere. Inevitabile. Anche se poi partono a raffica i denigratori dei denigratori. E allora ecco il festival delle ovvietà tipo ma era un brav'uomo, gli dobbiamo delle scuse, ma non è il solo responsabile, l'hanno cacciato ingiustamente... manco fosse un nobile cassintegrato.Ma mi facci il piacere...Per cui... emh, chiudiamola qui.