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FULLIN «COME PROUST» A RITROSO NEI RICORDI


«Il Cassero? Per me un'altra vita, un altro mondo. Come se avessi vissuto su Urano. E quando mi chiamano per dibattiti, come in questo caso, mi sento un dinosauro, una specie di fossile». Eppure Alessandro Fullin al Cassero — non quello di via Don Minzoni, ma quello storico di Porta Saragozza — ci ha trascorso una bella fetta di vita, prima di cambiare città e andarsene a vivere a Torino. Qui iniziò i primi passi, ancora negli anni '80. Domani sera, insieme a Diego Scudiero, il comico tornerà al Cassero di via Don Minzoni per inaugurare «Petites Madeleines – per un'educazione sentimentale», una serie di incontri in cui gli ospiti, proprio come scriveva Marcel Proust, assaporeranno «quell'essenza preziosa», quei «biscotti pienotti e corti » e apriranno lo scrigno dei propri ricordi (ore 21, serate a cura della Libera Università Omosessuale in collaborazione con la biblioteca del Centro di documentazione). «La serata — racconta Fullin — non avrà una struttura rigida. Sarà una chiacchierata e di sicuro, come vecchie zie, avremo delle belle coperte in pile sulle ginocchia». I ricordi non tardano ad affollare la sua memoria. «Racconterò del Cassero come fosse una persona. Parlando anche di com'era fisicamente e soprattutto le follie che ci abbiamo fatto dentro. Ad esempio, quella volta che dipingemmo una sala di azzurro: uno schifo allucinante ». Anche le battaglie civili non mancavano. E spesso si mischiavano nel camp. «Facevamo cose pazzesche. Basti pensare a "Laida", che era una specie di spettacolo sulla falsariga dell'Aida. Siamo andati pure a presentarlo a Carpi, città nota per i circoli lirici. All'inizio furono levate di scudi, ci accolsero neanche fossimo dei Barbarossa: "Ma come, venite nella città del belcanto?", poi si divertirono da matti. Oppure, il Kgb&b, che stava per kassero gay band & ballet, o Fascistissima, con le canzoni del Ventennio. I primi che ci diedero credito, fuori dalle mura del locale, fu il Roncati. Poi andammo alle feste dell'Unità e i vecchietti non apprezzarono subito. Per non dire della parodia che facemmo in occasione dei giochi olimpici dell'84. I nostri erano spettacoli improbabili, surreali e camp ai massimi livelli. Oggi non è più così. L'altro giorno sono andato a parlare all'Università Bicocca a Milano e i giovani mi guardavano quasi fossi Geronim». Qualche «chicca» uscirà anche dall'archivio del Centro di documentazione, e saranno momenti importanti della storia del Cassero e di Fullin, immortalati in video come Strilling, o Pazza Varsavia, molto prima che l'attore presentasse Pazza Cremona all'ultimo Gender Bender. Si racconteranno anche gli amori, le passioni, i sentimenti. Fullin non molto tempo fa ha scritto anche un pungente libretto sull'argomento, Come fidanzarsi con un uomo senza essere una donna. Ma una cosa è la teoria, un'altra la pratica, e alza le mani. «Io esperto di uomini? Direi di no. Ormai ho chiuso i battenti. L'amore per me è una cosa del tutto astratta. Una fede!».Paola Gabriellidi Il Corriere di Bologna