diversity blog

PRETE GAY, TONINI CONDANNA «O CAMBIA VITA O è FUORI»


Genova. «Figliolo, mi metto a tua disposizione per aiutarti a riflettere su di te. Non è con la scomunica, che si salva un individuo, ma con il dialogo». A dispetto dei 94 anni compiuti a luglio, la voce del cardinale Ersilio Tonini non tradisce incertezze. È dolce quando invita al dialogo il sacerdote di un Comune della Liguria, che ha fatto coming out sulla sua omosessualità e sulla storia d'amore iniziata sei mesi fa con un coetaneo di cinquant'anni. Ma repentinamente, quella stessa voce si fa dura e tagliente quando ammonisce: «La Chiesa ha regole precise. E vanno rispettate. La gente ha diritto di avere pastori esemplari. Che siano degni rappresentanti di Cristo Signore. E l'omosessualitàè incompatibile con tutto questo».Inutile tentare di appellarsi alla Carità cristiana e all'accoglienza, predicate nel Vangelo. L'arcivescovo emerito di Ravenna è nettissimo: non possono convivere omosessualità e ministero religioso.Certo, ammette il cardinale «la scomunica non salva un individuo». A patto, però, «che si ravveda». Cioè: torni sulla retta via. Quella del sacerdozio. Che «pretende la totale castità», peraltro «giurata durante una funzione alla presenza di tutta la Comunità. Due anni prima del sacerdozio, c'è la festa solenne del Celibato».In caso contrario? Se il sacerdote ligure che ha avuto il non facile coraggio di esporsi - anziché, tacere come moltissimi altri religiosi, preti o suore - non intendesse «cambiare vita», rientrando nei binari previsti dalla Chiesa? Secondo Ersilio Tonini non ci sono che due alternative: «O cambia strada, o lascia l'abito talare. Deve comprendere che non può continuare a celebrare Messa. Con l'Eucaristia non si scherza. Se non desiste, deve smettere di celebrare». Una pausa e il cardinale emerito, con la consueta verve, sbotta: «Il vescovo deve intervenire e togliergli tutti i ministeri». Eminenza, ma quest'uomo non fa del male a nessuno... «Ma scherziamo davvero - tuona il cardinale - Come potrebbero le famiglie affidargli i propri figli? Con quale serenità?». Ma questo religioso è omosessuale, non pedofilo: c'è una bella differenza. «Le faccio un esempio: se una donna sposata va con altri uomini, il parroco ha il dovere di metterla in guardia. Quella donna non può certo fare la Comunione, dopo aver dato scandalo. Ci vuole coerenza. Il sacerdote è una paternità spirituale, che suppone un'altra vita. Ma dico - s'accalora Tonini - Come si fa, come si fa a celebrare una Messa dopo essersi abbandonati alle passioni? No. No. No. Sono preoccupato per il bene della Chiesa e per Cristo Nostro Signore, che deve avere il meglio. La Chiesa dev'essere severa. Il prete, anche per la gente, rappresenta Cristo Nostro Signore. I fedeli hanno diritto di affidare i propri figli con tranquillità a un prete». Che non è, appunto, un pedofilo, ma un omosessuale. E che ha avuto una storia d'amore iniziata in seminario e durata quindici anni». Dopo una lunga pausa, il cardinale arriva al nocciolo del problema. Una questione non da poco per le autorità ecclesiastiche: il seminario.Racconta Tonini: «Sono stato a lungo anche rettore di seminario. Ed è li che si deve agire. Lì. I vertici dei seminari hanno responsabilità enormi. Devono essere in grado di comprendere che il rischio di omosessualitàè proprio nei seminari. Quando si accorgono di tali tendenze affettive, devono dire no. Impedire che questi ragazzi vadano avanti. Cristo ha il diritto di avere rappresentanti degni. La Chiesa e i genitori hanno diritto di avere una guida sana per i figli».Dunque, fuori i gay dalla Chiesa? «Ripeto, la questione è a monte. Nei seminari - insiste il cardinale - Vanno assunte informazioni, prima dell'ordinazione. I dirigenti dei seminari devono capire». E poi? «Si dice no - replica netto Ersilio Tonini - Chi ha questa tendenza o la domina o deve fermarsi. Se non lo fa lui, va fermato da altri. Ferisce la Chiesa, i fedeli». Anche se lo accettano? «Non è possibile. La Comunità, allora, che cosa diventa? Una baldoria, non più una Chiesa».Cardinale, nessun aiuto, ma soltanto porte sbarrate ai preti omosessuali? E magari pure una scomunica? «Si fa di tutto per aiutare queste creature. Abbiamo delle Comunità dove vengono mandate a riflettere. Perché ci pensino. Perché si possano redimere». Scusi, eminenza, perché«redimere»? «La loro esigenza dà scandalo - scandisce Ersilio Tonini - Non consente di guidare i fedeli. Che hanno diritto ad avere preti sul modello di Cristo Signore». Che cosa vorrebbe dire al sacerdote ligure che con coraggio infinito ha ammesso la sua omosessualità? «Ha il dovere di dire no a se stesso. Gesù se li è scelti gli apostoli. È questa la maggiore responsabilità dei vescovi. Anche se è nei seminari che vanno fatti i controlli. Lì si devono capire le tendenze».patrizia albanese   di Il Secolo XIX