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NOZZE GAY, L'AFFONDO DI "AVVENIRE"


Il sottosegretario Giovanardi e il presidente del Forum delle famiglie, Giacobbe contro l’ordinanza che chiede alla Consulta di riconoscere un matrimonio omosessuale DA MILANO GIULIO ISOLA « Infondata». Questo è il giudizio di Giovanni Giacobbe, giurista e presidente del Forum delle associazioni familiari, sulla questione di costituzionalità sollevata dal Tribunale di Venezia che ha inviato alla Consulta gli atti relativi al ricorso di una coppia di omossessuali veneziani che, nel luglio scorso, si sono visti negare la pubblicazione di nozze dallo Stato civile. «Essendo il diritto di contrarre matrimonio un momento essenziale di espressione della dignità umana, si ritiene che debba essere garantito a tutti, senza discriminazioni derivanti dal sesso o condizioni personali (quali l’orientamento sessuale), con conseguente obbligo dello stato di intervenire in caso di impedimenti» recita l’ordinanza. Per Giacobbe «l’articolo 29 della carta va interpretato sistematicamente con gli articoli 30 e 31»: in altre parole - per la Costituzione italiana - il matrimonio è il vincolo tra persone di sesso diverso. «Mi auguro che i giudici costituzionali siano dello stesso avviso - precisa il giurista - anche perché anche il richiamo all’articolo 2, fatto nell’ordinanza, è errato perchè va letto alla luce, appunto, dell’articolo 29».La vicenda è «sconcertante» anche per Carlo Giovanardi, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega alle politiche per la famiglia. «Dalla semplice lettura degli atti del dibattito sulla famiglia all’assemblea costituente emerge con chiarezza che ripetutamente i padri costituenti, definendo la famiglia 'società naturale fondata sul matrimonio', hanno fatto esplicitamente riferimento all’incontro tra un uomo e una donna, non passandogli neanche per l’anticamera del cervello - osserva Giovanardi - l’idea che potessero sposarsi due persone dello stesso sesso. Davanti a questa incontestabile verità è davvero sconcertante che il Tribunale di Venezia investa la Corte Costituzionale perchè introduca di fatto il matrimonio tra omosessuali nel nostro ordinamento, chiedendo la cancellazione di tutti quegli articoli del codice civile che non consentono, nello spirito e nella lettera della nostra Costituzione, il matrimonio tra persone dello stesso sesso». Secondo Giovanardi si è di fronte «all’ennesimo provocatorio ed eversivo tentativo da parte di magistrati ideologicamente schierati di far introdurre surrettiziamente nel nostro ordinamento nuovi istituti, scavalcando e mettendo davanti al fatto compiuto il Parlamento che, in uno Stato democratico, è la sede della sovranità popolare ».di Avvenire