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INDIA. «CAMBIERà ANCHE IL MODO DI PENSARE DELLA GENTE»


Lo scrittore Vikram Seth  «È un giorno straordinario per 60 milioni di indiani». Esulta Vikram Seth, autore di bestseller mondiali, tra cui Il ragazzo giusto e Due vite. Nato a Calcutta 57 anni fa, questo ex economista passato alla letteratura è stato il primo firmatario nel 2006 della petizione con cui scrittori, artisti e avvocati chiedevano al governo indiano l’abolizione della legge dell’era coloniale che criminalizza i gay. Lui che, pur non avendo mai nascosto il suo orientamento è stato attento a non rimanerne ingabbiato, non si sottrae a un commento mentre sta per portare in aeroporto i suoi genitori di ritorno in India. «Ho letto il testo, è una legge semplice, chiara, ragionevole, priva di ambiguità — approva —. I giudici avrebbero dovuto esprimersi tempo fa, ma quello che importa ora è il risultato».Come cambierà la vita per i gay in India? Contro lo stigma sociale sarà sufficiente una legge?«Sarà d’aiuto su tre fronti. Penale: la polizia non potrà più arrestarli. La legge avrà anche un effetto su comportamenti e pregiudizi, lentamente condizionerà il modo di pensare della gente. Infine c’è una ricaduta importante sulla salute pubblica: il provvedimento sarà d’aiuto nella prevenzione dell’Aids. D’ora in poi i gay potranno farsi visitare dai medici senza timore ». Come la vecchia legge ha condizionato la sua vita? «Mia madre era un giudice, io sono cresciuto in mezzo a codici e leggi. E sfogliandoli, da ragazzo, mi sono imbattuto nell’articolo 377 del codice penale sui 'rapporti contro la natura dell’uomo e della donna'. Che esistesse un provvedimento simile ha inevitabilmente condizionato il mio comportamento e la mia psiche. 'Sono un criminale?' mi chiesi. Io poi ho risolto il problema andandomene via, ma questa legge è stata causa d’infelicità per milioni di miei connazionali».Nei suoi romanzi quello dei gay è un tema ricorrente. E nel suo prossimo libro?«Non lo so ancora. Provi a chiederlo lei a uno dei personaggi. A me non l’hanno ancora detto».Alessandra Mugliadi Il Corriere del Mezzogiorno