LA DIVINA COMMEDIA

Spavento e fuga


 
Già non compié di tal consiglio rendere,ch'io li vidi venir con l'ali tesenon molto lungi, per volerne prendere.Lo duca mio di sùbito mi prese,come la madre ch'al romore è destae vede presso a sé le fiamme accese,che prende il figlio e fugge e non s'arresta,avendo più di lui che di sé cura,tanto che solo una camiscia vesta;e giù dal collo de la ripa durasupin si diede a la pendente roccia,che l'un de' lati a l'altra bolgia tura.Non corse mai sì tosto acqua per docciaa volger ruota di molin terragno,quand' ella più verso le pale approccia,come 'l maestro mio per quel vivagno,portandosene me sovra 'l suo petto,come suo figlio, non come compagno.A pena fuoro i piè suoi giunti al lettodel fondo giù, ch'e' furon in sul collesovresso noi; ma non lì era sospetto:ché l'alta provedenza che lor volleporre ministri de la fossa quinta,poder di partirs' indi a tutti tolle.