LA DIVINA COMMEDIA

La metamorfosi di Agnolo Brunelleschi


 
Com' io tenea levate in lor le ciglia,e un serpente con sei piè si lanciadinanzi a l'uno, e tutto a lui s'appiglia.Co' piè di mezzo li avvinse la panciae con li anterïor le braccia prese;poi li addentò e l'una e l'altra guancia;li diretani a le cosce distese,e miseli la coda tra 'mbeduee dietro per le ren sù la ritese.Ellera abbarbicata mai non fuead alber sì, come l'orribil fieraper l'altrui membra avviticchiò le sue.Poi s'appiccar, come di calda cerafossero stati, e mischiar lor colore,né l'un né l'altro già parea quel ch'era:come procede innanzi da l'ardore,per lo papiro suso, un color brunoche non è nero ancora e 'l bianco more.Li altri due 'l riguardavano, e ciascunogridava: «Omè, Agnel, come ti muti!Vedi che già non se' né due né uno».