LA DIVINA COMMEDIA

La Giudecca e Lucifero


 
«Vexilla regis prodeunt inferniverso di noi; però dinanzi mira»,disse 'l maestro mio, «se tu 'l discerni».Come quando una grossa nebbia spira,o quando l'emisperio nostro annotta,par di lungi un molin che 'l vento gira,veder mi parve un tal dificio allotta;poi per lo vento mi ristrinsi retroal duca mio, ché non lì era altra grotta.Già era, e con paura il metto in metro,là dove l'ombre tutte eran coperte,e trasparien come festuca in vetro.Altre sono a giacere; altre stanno erte,quella col capo e quella con le piante;altra, com' arco, il volto a' piè rinverte.Quando noi fummo fatti tanto avante,ch'al mio maestro piacque di mostrarmila creatura ch'ebbe il bel sembiante,d'innanzi mi si tolse e fé restarmi,«Ecco Dite», dicendo, «ed ecco il locoove convien che di fortezza t'armi».