Creato da Divine_Comedy il 24/07/2010

LA DIVINA COMMEDIA

Nel mezzo del cammin di nostra vita...

 

 

Gli accidiosi

Post n°146 pubblicato il 26 Luglio 2010 da Divine_Comedy

 

 
 
 

Marco Lombardo segue i poeti

Post n°145 pubblicato il 26 Luglio 2010 da Divine_Comedy

 

 
 
 

Marco Lombardo

Post n°144 pubblicato il 26 Luglio 2010 da Divine_Comedy

 

 
 
 

Sogno di Dante

Post n°143 pubblicato il 26 Luglio 2010 da Divine_Comedy

 

 
 
 

Sapia

Post n°142 pubblicato il 26 Luglio 2010 da Divine_Comedy

 

 
 
 

Gli invidiosi

Post n°141 pubblicato il 26 Luglio 2010 da Divine_Comedy

 

 
 
 

Aracne

Post n°140 pubblicato il 26 Luglio 2010 da Divine_Comedy

 

 
 
 

I superbi

Post n°139 pubblicato il 26 Luglio 2010 da Divine_Comedy

 

 
 
 

Dante osserva gli esempi

Post n°138 pubblicato il 26 Luglio 2010 da Divine_Comedy

 

 
 
 

Esempio di umiltà

Post n°137 pubblicato il 26 Luglio 2010 da Divine_Comedy

 

 
 
 

Il serpente

Post n°136 pubblicato il 26 Luglio 2010 da Divine_Comedy

 

 
 
 

Rodolfo I d' Asburgo

Post n°135 pubblicato il 26 Luglio 2010 da Divine_Comedy

 

 
 
 

Sordello da Goito

Post n°134 pubblicato il 26 Luglio 2010 da Divine_Comedy

 

 
 
 

Pia de' Tolomei

Post n°133 pubblicato il 25 Luglio 2010 da Divine_Comedy

 

«Deh, quando tu sarai tornato al mondo
e riposato de la lunga via»,
seguitò 'l terzo spirito al secondo,
«ricorditi di me, che son la Pia;
Siena mi fé, disfecemi Maremma:
salsi colui che 'nnanellata pria
disposando m'avea con la sua gemma».

 
 
 

Buonconte da Montefeltro

Post n°132 pubblicato il 25 Luglio 2010 da Divine_Comedy

 

Poi disse un altro: «Deh, se quel disio
si compia che ti tragge a l'alto monte,
con buona pïetate aiuta il mio!
Io fui di Montefeltro, io son Bonconte;
Giovanna o altri non ha di me cura;
per ch'io vo tra costor con bassa fronte».
E io a lui: «Qual forza o qual ventura
ti travïò sì fuor di Campaldino,
che non si seppe mai tua sepultura?».
«Oh!», rispuos' elli, «a piè del Casentino
traversa un'acqua c'ha nome l'Archiano,
che sovra l'Ermo nasce in Apennino.
Là 've 'l vocabol suo diventa vano,
arriva' io forato ne la gola,
fuggendo a piede e sanguinando il piano.
Quivi perdei la vista e la parola;
nel nome di Maria fini', e quivi
caddi, e rimase la mia carne sola.
Io dirò vero, e tu 'l ridì tra ' vivi:
l'angel di Dio mi prese, e quel d'inferno
gridava: "O tu del ciel, perché mi privi?
Tu te ne porti di costui l'etterno
per una lagrimetta che 'l mi toglie;
ma io farò de l'altro altro governo!".
Ben sai come ne l'aere si raccoglie
quell' umido vapor che in acqua riede,
tosto che sale dove 'l freddo il coglie.
Giunse quel mal voler che pur mal chiede
con lo 'ntelletto, e mosse il fummo e 'l vento
per la virtù che sua natura diede.
Indi la valle, come 'l dì fu spento,
da Pratomagno al gran giogo coperse
di nebbia; e 'l ciel di sopra fece intento,
sì che 'l pregno aere in acqua si converse;
la pioggia cadde, e a' fossati venne
di lei ciò che la terra non sofferse;
e come ai rivi grandi si convenne,
ver' lo fiume real tanto veloce
si ruinò, che nulla la ritenne.
Lo corpo mio gelato in su la foce
trovò l'Archian rubesto; e quel sospinse
ne l'Arno, e sciolse al mio petto la croce
ch'i' fe' di me quando 'l dolor mi vinse;
voltòmmi per le ripe e per lo fondo,
poi di sua preda mi coperse e cinse».

 
 
 

Dante incontra alcuni spiriti

Post n°131 pubblicato il 25 Luglio 2010 da Divine_Comedy

 

«Questa gente che preme a noi è molta,
e vegnonti a pregar», disse 'l poeta:
«però pur va, e in andando ascolta».

 
 
 

Belacqua

Post n°130 pubblicato il 25 Luglio 2010 da Divine_Comedy

 

E com' elli ebbe sua parola detta,
una voce di presso sonò: «Forse
che di sedere in pria avrai distretta!».
Al suon di lei ciascun di noi si torse,
e vedemmo a mancina un gran petrone,
del qual né io né ei prima s'accorse.
Là ci traemmo; e ivi eran persone
che si stavano a l'ombra dietro al sasso
come l'uom per negghienza a star si pone.
E un di lor, che mi sembiava lasso,
sedeva e abbracciava le ginocchia,
tenendo 'l viso giù tra esse basso.
«O dolce segnor mio», diss' io, «adocchia
colui che mostra sé più negligente
che se pigrizia fosse sua serocchia».
Allor si volse a noi e puose mente,
movendo 'l viso pur su per la coscia,
e disse: «Or va tu sù, che se' valente!».
Conobbi allor chi era, e quella angoscia
che m'avacciava un poco ancor la lena,
non m'impedì l'andare a lui; e poscia
ch'a lui fu' giunto, alzò la testa a pena,
dicendo: «Hai ben veduto come 'l sole
da l'omero sinistro il carro mena?».
Li atti suoi pigri e le corte parole
mosser le labbra mie un poco a riso;
poi cominciai: «Belacqua, a me non dole
di te omai; ma dimmi: perché assiso
quiritto se'? attendi tu iscorta,
o pur lo modo usato t'ha' ripriso?».

 
 
 

Salita di Dante e Virgilio

Post n°129 pubblicato il 25 Luglio 2010 da Divine_Comedy

 

Noi salivam per entro 'l sasso rotto,
e d'ogne lato ne stringea lo stremo,
e piedi e man volea il suol di sotto.
Poi che noi fummo in su l'orlo suppremo
de l'alta ripa, a la scoperta piaggia,
«Maestro mio», diss' io, «che via faremo?».
Ed elli a me: «Nessun tuo passo caggia;
pur su al monte dietro a me acquista,
fin che n'appaia alcuna scorta saggia»

 
 
 

Moltitudine di anime

Post n°128 pubblicato il 25 Luglio 2010 da Divine_Comedy

 

e io mirava suso intorno al sasso,
da man sinistra m'apparì una gente
d'anime, che movieno i piè ver' noi,
e non pareva, sì venïan lente.
«Leva», diss' io, «maestro, li occhi tuoi:
ecco di qua chi ne darà consiglio,
se tu da te medesmo aver nol puoi».
Guardò allora, e con libero piglio
rispuose: «Andiamo in là, ch'ei vegnon piano;
e tu ferma la spene, dolce figlio».

 
 
 

Il celestial nocchiero

Post n°127 pubblicato il 25 Luglio 2010 da Divine_Comedy

 

Da poppa stava il celestial nocchiero,
tal che faria beato pur descripto;
e più di cento spirti entro sediero.
'In exitu Isräel de Aegypto'
cantavan tutti insieme ad una voce
con quanto di quel salmo è poscia scripto.
Poi fece il segno lor di santa croce;
ond' ei si gittar tutti in su la piaggia:
ed el sen gì, come venne, veloce.
La turba che rimase lì, selvaggia
parea del loco, rimirando intorno
come colui che nove cose assaggia.

 
 
 

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