Non dev'essere facile crescere una figlia esuberante.Una che ti gira dentro casa con parrucche e tutù, che è determinata ad imparare la break dance nella sua camera di pochi metri quadri, che suona nacchere e maracas, che esce a sorpresa dagli armadi simulando sipari teatrali.Deve volerci molta pazienza. Ora lo capisco.E deve essere stato in un momento di stanchezza che accadde ciò che accadde.In quel periodo la lirica era la grande novità: l'ultima scoperta in fatto di autoespressione. E quindi via a sperimentare l'elasticità delle corde vocali: mi-i-i-i-o, modulazione, mi-i-i-i-o, ancora un semitono, mi-i-i-i-o, e ancora più su, mi-i-i-i-o, imitando qualche cosa sentita forse alla radio.Si susseguirono, così, giorni di ossessiva curiosità per le potenzialità della voce. Finchè un giorno, vincendo la prudenza, mi misurai con un arpeggio che copriva 3 ottave. Con tutto il fiato che avevo in gola intonai l'acuto più sovracuto che il mio orecchio potesse concepire: sentii tutto il corpo teso nel lavoro di emettere quel suono, le guance avvampare per il calore dello sforzo, il cuore sobbalzare per l'emozione e commentai con commozione:" Papà....Do di petto!!"Prima che il mio sedere piombasse sul pavimento a causa della perdita di sensi, la voce di mio padre mi echeggiò nelle orecchie: "Do...di stomaco!"
Giudizio della critica
Non dev'essere facile crescere una figlia esuberante.Una che ti gira dentro casa con parrucche e tutù, che è determinata ad imparare la break dance nella sua camera di pochi metri quadri, che suona nacchere e maracas, che esce a sorpresa dagli armadi simulando sipari teatrali.Deve volerci molta pazienza. Ora lo capisco.E deve essere stato in un momento di stanchezza che accadde ciò che accadde.In quel periodo la lirica era la grande novità: l'ultima scoperta in fatto di autoespressione. E quindi via a sperimentare l'elasticità delle corde vocali: mi-i-i-i-o, modulazione, mi-i-i-i-o, ancora un semitono, mi-i-i-i-o, e ancora più su, mi-i-i-i-o, imitando qualche cosa sentita forse alla radio.Si susseguirono, così, giorni di ossessiva curiosità per le potenzialità della voce. Finchè un giorno, vincendo la prudenza, mi misurai con un arpeggio che copriva 3 ottave. Con tutto il fiato che avevo in gola intonai l'acuto più sovracuto che il mio orecchio potesse concepire: sentii tutto il corpo teso nel lavoro di emettere quel suono, le guance avvampare per il calore dello sforzo, il cuore sobbalzare per l'emozione e commentai con commozione:" Papà....Do di petto!!"Prima che il mio sedere piombasse sul pavimento a causa della perdita di sensi, la voce di mio padre mi echeggiò nelle orecchie: "Do...di stomaco!"