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Grecia: il prossimo voto sarà un referendum per l'euro?


Le prossime elezioni potrebbero essere una sorta di referendum sull’euro. Si avvera così quello che Papandreou aveva proposto circa un anno fa e cioè un referendum sul restare o meno nell’euro. Consultazione che, forse concessa in un momento di entusiasmo, venne poi cancellata e smentita. Troppo forte era la necessit di avere gli aiuti europei e altrettanto forte la sicurezza che i greci avrebbero votato contro. Allora tutto venne rimandato, ma non la rabbia dei cittadini che allora no, ma oggi si, hanno fatto sentire il loro malessere. Con una disoccupazione che viaggia al 50% e un odio serpeggiante nei confronti della politica (l’astensionismo ha raggiunto il 40%), i partiti di maggioranza, che avevano governato dal tempo della caduta dei colonnelli (1974) hanno perso la loro indiscussa supremazia, vittime di loro stessi e della loro ingordigia. La storia si ripete anche nell’assegnazione di un incarico a un rappresentante dell’estrema sinistra di formare il governo. Allora era la fine della guerra civile (1956), oggi, forse, l’inizio di una nuova guerriglia: non più il popolo contro se stesso, ma i greci contro l’Europa. Nonostante Junckers si ostini a dire che la Grecia fuori dall’euro è una cosa inconcepibile. Sar , ma quello tra Atene e l’euro è un matrimonio forzato che non sta bene a nessuno. L’euro, in realt , non è mai piaciuto molto agli europei stessi che lo hanno sempre visto più come un puro strumento della finanza che non come un simbolo di unione. Da qui i vari mal di pancia che, in situazioni di stress economico estremo, si trasformano in rabbia. Rabbia che si è espressa nel voto ai partiti anti-austerity e in quelli estremisti che rappresentano la paura fatta diventare trauma.