lieta novella

LIETA NOVELLA TRE


La strada tutta buche, i sassi, l’umiliazione, la vergogna, la stavano dilaniando, non urlava, non si difendeva, muta si lasciava trascinare.Arrivò al centro della piazza, la costrinse in ginocchio e tenendola per i capelli grigi, le taglio la gola.Il sangue usciva a fontana da quello squarcio, sembrava non avesse fine, ed era prepotente, forte, rimaneva sospeso nell’aria prima di ricadere a terra, nel raggio di due metri, c’era sangue ovunque, rosso, vivo, denso, se ne percepiva l’odore.L’imbecille aveva lasciato quei capelli grigi, e lei, si era accasciata, come un sacco vuoto, sussultava, come se le mancasse l’aria, i suoi occhi chiedevano perché, all’aria, al sole, al cielo, perchè , perchè , perchè ?Il talebano si stava allontanando indisturbato, tutto impettito, come convinto di aver compiuto un’impresa eroica.Più tardi ci dissero, che quella donna era la madre dell’imbecille, ci dissero, che la sua colpa era molto grave.Mentre si stava lavando i capelli, nel cortiletto dietro casa, un uomo, un suo vicino, gli aveva rivolto la parola e lei, invece di coprirsi, fuggire in casa, stava lì disonorando il figlio.Meritava di morire!Se dio non avesse voluto, non l’avrebbe permesso.Dio è grande!Concludevano tutti.CONTINUA.....