dolceamaro

tratto da: SE LI CONOSCI LI EVITI di Peter Gomez e Marco Travaglio


Il numero di paginaÈ il 12 maggio 2000 quando, nell'aula del processo Sme-Ariosto (imputati Previti e Berlusconi), l'avvocato Filippo Dinacci, che difende il Cavaliere insieme agli avvocati-deputati Gaetano Pecorella e Niccolò Ghedini, chiede al Tribunale di Milano di cestinare tutti gli atti giunti per rogatoria dall'estero. Secondo il legale, i documenti sarebbero inutilizzabili perché «manca il numero di pagina», oppure perché si tratta di «fotocopie semplici» senza «specifica certificazione di conformità». I giudici, alla luce dei trattati internazionali e delle prassi consolidate da decenni, respingono l'istanza. Il 3 agosto 2001, appena vinte le elezioni, i parlamentari forzisti Marcello Dell'Utri, Lino Jannuzzi e Paolo Guzzanti presentano un emendamento alla ratifica della convenzione italo-svizzera sulle rogatorie, modificando il codice di procedura penale sulla falsariga dell'eccezione presentata dall'avvocato Dinacci e bocciata dal tribunale. La nuova legge è approvata il 3 ottobre. Sulla carta sono da rifare circa 7.000 rogatorie: 252 inoltrate alla Svizzera di Mani Pulite e ancora pendenti, 810 per delitti di mafia, 1045 per traffico di droga, 746 e 66 per delitti di terrorismo. Le nuove norme sulle rogatorie prevedono, fra l'altro, l'inutilizzabilità di tutti gli atti trasmessi dalle autorità giudiziarie straniere che non siano «in originale» oppure «autenticati» con apposito timbro, pagina per pagina. Non solo: qualunque documento trasmesso via fax, o via mail, o brevi manu, o in fotocopia, o con qualche lieve irregolarità formale, o direttamente da