dolceamaro

DA D DI REPUBBLICA


 In ogni tempo, in ogni luogo, in ogniepoca storica gli uomini non hannomai abitato il mondo, ma sempre e solola sua descrizione: mitica nel mondoantico, religiosa nel medioevo, scientificanell’età moderna e oggi tecnica.Se non c’è un mondo al di là della suadescrizione, la televisione non è un“mezzo” che rende pubblici dei fatti,ma la pubblicità che concede diventail “fine” per cui i fatti accadono. L’informazionecessa di essere un “resoconto”per tradursi in una vera e propria“costruzione” dei fatti. E questonon nel senso che molti fatti del mondonon avrebbero rilevanza se i medianon ce li proponessero, ma perché unenorme numero di azioni non verrebberocompiute se i mezzi di comunicazionenon ne dessero notizia. Oggi ilmondo accade perché lo si comunica,e il mondo comunicato è l’unico cheabitiamo.Non più un mondo di fatti e poi l’informazione,ma un mondo di fatti per l’informazione.Questo è il vero problema:la costruzione televisiva del mondo cheprende il posto del mondo. Con questonon si vuol dire che la televisione mente.Non ne ha bisogno in un contesto dovenulla viene più fatto se non per esseretelecomunicato. Siamo quindi noi i veriresponsabili della risoluzione del mondonella sua narrazione televisiva.Ma là dove la “realtà” del mondo nonè più discernibile dal racconto delmondo, il consenso non avviene piùsulle cose, ma sulla “descrizione” televisivadelle cose, che ha preso il postodella loro realtà. La conseguenza èl’abolizione dell’opinione pubblica, perchése tutti guardano la televisione,quando si sonda l’opinione pubblica,ciò che il sondaggio verifica non è la liberaopinione dei cittadini, ma l’efficaciapersuasiva della televisione, cheprima crea l’opinione pubblica e poisonda la sua creazione. A questo puntol’opinione pubblica altro non è chelo specchio di rifrazione del discorsotelevisivo in cui si celebra la descrizionedel mondo.In ciò nulla di nuovo. Anche la vita degliantichi o quella dei medioevali era lospecchio di rifrazione su cui si celebravail discorso mitico o il discorso religioso.La novità è che nelle società antiche,dove si disponeva solo di piazze o dipulpiti, non era possibile raggiungerel’intero sociale, per cui restavano spaziper idee e discorsi differenti, da cuiprendeva avvio la novità storica. Oggiquesto spazio è praticamente abolito, ela novità storica, se potrà esprimersi, dovràprodursi in forme che ancora non silasciano intravedere.E allora il problema si risolve non spegnendola televisione, ma creando altrefonti di informazione alternative alladescrizione televisiva del mondo, comei giornali che pochi leggono, o internetda noi ancora così poco frequentato. Equesto per non trovarci in quella condizioneche Günter Anders descrive inquelnarra che un re non vedeva di buonocchio che suo figlio, abbandonandole strade controllate, si aggirasse per lecampagne per formarsi un giudizio sulmondo; perciò gli regalò carrozza e cavalli:«Ora non hai più bisogno di andarea piedi», furono le sue parole.«Ora non ti è più consentito di farlo»,era il loro significato. «Ora non puoipiù farlo», fu il loro effetto.