maranatha!

2 novembre 2019


Giovanni 6,37-40Ogni creatura nasce, viene al mondo, vive e poi muore. Immerso in questo oceano di vita e dunque di morte, l'essere umano vive però l'evento della morte non solo nella fatica che accompagna il mestiere di vivere, ma anche come la somma ingiustizia. Morire è doloroso e dentro di noi la memoria mortis può generare smarrimento, dubbi, rivolta. Ed è proprio l'amore che viviamo a rendere difficile questo trapasso, questo esodo, e di conseguenza l'abbandono di quanti amiamo e ci amano. Di fronte a questa domanda la fede cristiana ci può fornire non una certezza, ma una convinzione: l'amore tende alla vita eterna. Per quanti credono in Gesù Cristo, il quale è morto ed è stato sepolto - come si ripete nel Credo -, il morire è un cammino con lui, che ci precede nella morte e nella sepoltura. Ma essendo risorto, ci precede anche e ci attende con le braccia spalancate, per portarci con sé per sempre nella vita eterna: "Io lo risusciterò nell'ultimo giorno" (v. 40).