maranatha!

7 novembre 2019


Lc 15,1-10Come già nelle pagine evangeliche meditate nei giorni scorsi, anche nel vangelo di oggi si tratta di sguardi a confronto e di parole che li rivelano, secondo due prospettive diametralmente opposte:Due sguardi. Quello dei farisei, che sa vedere bene ciò che ha davanti agli occhi. Vede un uomo che - dicono - accoglie e mangia insieme ad altri, cioè condivide il pane e dunque la vita (cf. v. 2). Accoglienza e condivisione: prassi lodata da tante pagine della Scrittura ebraica. Non è questo dunque a fare problema. Il problema sono i destinatari di tale accoglienza e condivisione: i peccatori. Il problema è lo stile, la modalità di questa accoglienza di Gesù: è un'accoglienza incondizionata. Più in radice, a fare problema è lo sguardo che guida, che orienta tale accoglienza: lo sguardo che vede nel peccatore un perduto che "ha bisogno di conversione" (cf. v. 7), un invitato alla festa, alla pari degli altri.Questi due sguardi si traducono in due parole, tra loro opposte. I farisei hanno parole di mormorazione, Gesù ha parole di benedizione, che aprono orizzonti di speranza e di gioia.Gesù con il suo sguardo e con le sue parole vuole ri-animare in loro: come quella pecora e quella moneta sono proprietà preziose del pastore e della donna, e restano tali anche nel tempo dello smarrimento, così l'uomo, ogni uomo è "proprietà preziosa" di Dio, e resta tale anche nel momento dello smarrimento. Siamo sempre dentro un'appartenenza. Siamo sempre dei "cercati", "finché non ci trova" (cf. vv. 4.8).