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15 febbraio 2022,4


Quando Dio rimane un mistero...DiSalvatore Memeo -15 Febbraio 2022è la nostra fede che lo svelaViviamo nel mistero. La vita stessa è un mistero. Tutto ciò che ci circonda lo è, se manca la fede.Considerando mistero tutto ciò che ne rimane escluso dal nostro intelletto e che preclude ogni ragionamento razionale, possiamo affermare, con rispetto della forma e della sostanza, che il Mistero assoluto è Dio.Egli, però, pur essendo Mistero, non si cela ma si "rivela" col Creato. Ci ha dato i vari sensi per farsi notare e che spesso, noi, non attiviamo positivamente, escludendo ogni forma di ricerca in tal senso e, a volte, negando pure l'evidenza dei messaggi che Egli ci invia. È in questi casi che il nostro scetticismo ci allontana dalla rivelazione e ci inchioda nei quesiti a cui, noi stessi, non "vogliamo" darci risposte.Le distanze tra i corpi celesti, dove la misura è fatta in anni-luce, infittiscono il mistero. Lo sviluppo di queste lunghezze ci porta ad impossibilità e scoramenti, dove solo la razionalità oggettiva ci rende esenti da eventuali traumi. A volte si dà nome mistero ai tanti top-secret. Ma sono solo situazioni rese tali per le varie ragioni inerenti alle discrezionalità mantenute, sia a scopo di interesse personale, sia di impresa o sia per ragion di Stato. Sono segreti, più che misteri.Da che mondo è mondo la scienza continua nelle ricerche per scoprire nuovi "passaggi" nel labirinto infinito della vita. Dagli aminoacidi, al cianuro, al brodo primordiale... Di questo immenso Universo-orologio che, come tale si muove e che, come precisione, non sono occorsi gli svizzeri a elaborarlo, poco o nulla conosciamo. L'orologio con le sue lancette è ripetitivo nella sua funzione rotatoria. Lo è pure il cosmo ma con ben altri e differenti movimenti tanto da dare qualche indizio alla mente umana ma non certamente a svelarsi e mettersi a nudo, in chiaro, in evidenza, nella sua complessità. Non per nulla è infinito e, come tale, inarrivabile.Pure la filosofia affanna, laddove l'intelletto travalica la "ragione" e di questa ne fa un uso di comodo o distorto.Quando Giacomo Leopardi si chiede: A che tante facelle? / Che fa l'aria infinita e quel profondo infinito seren? / che vuol dir questa solitudine immensa? / ed io che sono?Egli si "rivolge" al mistero con la risposta che è nella stessa domanda: - Io che sono? Se non si accetta di essere figli di Dio si rimane nel mistero più assoluto. Il Leopardi, eccedendo in pessimismo, si chiede: -Che sono? Ecco dove sta il mistero: - Chi siamo o cosa siamo? Riteniamoci figli di Dio piuttosto che semplici cose nelle Sue mani. Siamo figli di Dio. Pure le nostre cose fanno parte di Lui. Quando il Poeta aggettiva la parola "infinito" con "sereno" lo fa in modo fantasioso poiché nessuno è in grado di determinare le condizioni di quella parte dell'universo che, all'uomo, resta aliena, misteriosa appunto.La vita merita sempre di essere pienamente vissuta. Nell'accendere speranze alle nostre aspettative significa porsi nelle "mani" dell'incognito che possiamo definire "Mistero". Accettando il mistero non facciamo altro che aver speranza in Dio poiché in Lui arriva il nostro desiderio ed è Lui che lo può germogliare, avverare.Non possiamo spiegare il nulla se in esso non si immagini che alberghi un qualcosa. Il parlare del nulla ci allontana dalla fede. Quando si afferma: -Non ci credo se non tocco con mano è perché uno abbandona la teoria, il sentito dire, per passare alla pratica, alle cose reali.San Tommaso, per antonomasia è citato spesso come un non credente anche se è nella lista dei Santi. Era stato dubitoso circa la resurrezione di Gesù Cristo, dopo la morte in croce. Egli nemmeno credette alla "voce" tramandata dagli apostoli finché non "affondo" (fece esperienza storica) le proprie dita nelle piaghe del Risorto. "Mistero della fede!"Essere permeato di mistero eterno significa ben tutt'altro che trovarsi immersi nella totalità di frammenti non ancora specificati. Questo mistero eterno, rimane tangente all'arco della vita di ogni essere. Non si entra nel mistero con la rassegnazione, ma solo con la pienezza dell'amore e della fede in Dio.Quel "...funesto a chi nasce il dì natale", di Leopardi: per un non credente è il rifiuto della vita, mentre per un credente è la chiusura di un percorso e non certo di un inizio..."Io e il mondo siamo una domanda infinita" (Karl Rahner)."Quando un mistero diventa comprensibile, diventa un miracolo" (Albert Einstein).