maranatha!

19 febbraio 2022,2


Ya, mama. Ya, mama
Bruno nei giorni scorsi è stato dimesso dall'ospedale, ma ancora non è del tutto guaritoBruno Bertolini, Roma, 87 anni, ha insegnato Biologia cellulare nella Facoltà di Scienze della Sapienza Ya, mama, Ya, mama. Sono in un letto del Policlinico Umberto I Roma, polmonite da Covid. Una miriade di messaggi sonori, i più diversi, si intreccia. Sono messaggi che raggiungono operatori distanti, magari impegnati in mansioni diverse, ma che li rassicurano o li mettono in allarme sul buono o cattivo funzionamento di sistemi affidati alla loro sorveglianza, sulla situazione di pazienti affidati alle loro cure. Ora i messaggi sonori sono un po’ diminuiti. Sta calando la sera e nel buio che avanza, comincio a notarne uno differente dagli altri. È un bambino, di 6-8 anni che chiama con voce accorata “Ya, mama. Ya, mama”. Non so in che lingua chiami, ma il messaggio è chiaro. Viene il buio, la mamma è lontana, forse non c’è neanche più, e lui la chiama perché venga ad abbracciarlo.  Il bambino non cede al dolore, alla paura, continua a chiamare. “Ya, mama. Ya,mama”, poi mi accorgo che il messaggio è troppo regolare, che si ripete a intervalli sempre uguali, misurabili a orecchio. È anche questo uno dei tanti messaggi di controllo che si intrecciano nella notte. Non c’è nessun bambino che invoca disperato la sua mamma. Mi metto il cuore in pace. Anche se, vecchio nonno, in un letto d’ospedale, nulla avrei potuto fare per un virtuale nipotino. Mi metto il cuore in pace… mi metto il cuore in pace… questo è un inesistente bambino elettroacustico, ma mi ricorda quanti bambini reali piangono per il freddo e la fame nella neve dell’Europa orientale, per i disagi dei campi profughi, o giacciono annegati sulle spiagge del Mediterraneo. Tra qualche giorno spero di uscire dall’ospedale. Ya, mama, Ya mama, che sia elettronico o che sia gridato da un bambino vero, ci risuoni nel cuore. Ognuno di noi, nel suo piccolo, faccia anche solo quel poco che non gli cambia la vita, affidandosi a qualcuna delle organizzazioni che si occupano dell’infanzia in stato di disagio. È meglio pentirsi per aver fatto qualcosa che pentirsi per non aver fatto niente.