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23 febbraio 2022,2


Bello in maschera di Gabriele Romagnoli
(ansa)23 Febbraio 2022 1 minuti di letturaLa prima cosa bella di mercoledì 23 febbraio 2022 è la mostra che dimostra che portiamo sempre la maschera, anche prima che fosse obbligatorio, anche quando non lo sarà più. E’ al Guggenheim di New York. Ai piani superiori c’è Kandinsky , ma se dicessi che quella è “bella” mi arresterebbero per “eufemismo aggravato”. Poi c’è Gillian Wearing, un’artista concettuale inglese, famosa per aver fotografato persone dando loro un cartello su cui scrivere quel che veramente avrebbero voluto dire, una sorta di nuvoletta dei pensieri resa visibile. Poliziotti con la scritta “Aiuto” e distinti operatori della finanza che esponevano “Sono disperato”. Questa mostra si intitola Wearing masks, un gioco di parole tra il cognome e il verbo (indossando maschere). Era stato scelto prima della pandemia e risulta una involontaria profezia. Quel che vuol dire, ma soprattutto mostrare è che indossiamo sempre una maschera, più o meno diversa dal vero volto, ci conformiamo a un’immagine che vogliamo dare: al mondo, a chi ci sta accanto e, perfino, allo specchio. C’è una piccola grande recita nel nostro modo di presentarci,  un confine tra apparire ed essere che cade nei momenti inconsapevoli che Gillian non fotografa: i primi cinque secondi dal risveglio, mentre siamo su un aereo che si stacca da terra, durante un orgasmo, nel disvelarsi di un qualsiasi futuro. La maschera è una finzione, ma non sempre per il peggio. A volte è la faccia con cui riusciamo ad affrontare la realtà, il trucco che ci mettiamo per esserne all’altezza.