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25 febbraio 2022, 6


Festival dei Giovani della Città di AndriaDiMiky Di Corato-25 Febbraio 2022
Si terrà dal 9 al 13 marzo la prima edizione del Festival dei Giovani della Città di Andria, una kermesse dedicata a temi come bullismo, cyberbullismo, educazione alimentare e sessuale ed innovazione tecnologica. A parlarcene è Viviana Di Leo, assessore al futuro, anzi, al futuro anteriore. Di seguito capirete il perché.Ciao, Viviana. Qual è la genesi della prima edizione del Festival dei Giovani della Città di Andria?Un Festival che nasce da un chiaro indirizzo del Sindaco Giovanna Bruno: rendere Andria la città dei Festival. Un indirizzo che ho accolto con entusiasmo e che ho traslato nell’ambito delle politiche giovanili. Con l’istituzione del Festival dei giovani stiamo mandando un messaggio chiaro alla Città: i giovani andriesi ci sono, non tutti emigrano fuori Regione o addirittura fuori Nazione, non tutti sono dei bulli, non tutti sono incivili, non tutti appartengono alla così tanto richiamata “gioventù bruciata”. Nella nostra Città ci sono risorse giovanili inestimabili che abbiamo il dovere di valorizzare e di coinvolgere attivamente nella res publica, nonostante i limiti e le limitazioni del tempo, delle risorse economiche, degli spazi. E la manifestazione di interesse pubblicata dal Settore Politiche Giovanili che chiedeva di candidare progetti alla prima edizione del Festival dei giovani nasce per questo: stimolare i più giovani, cercando di renderli protagonisti. Certo è che avere questa visione prospettica in piena pandemia, con tante restrizioni, con una socialità compressa e con grosse difficoltà economiche è solo per coraggiosi. Ma se non si è coraggiosi ora, quando?Perché l’organizzazione verte sul tema del futuro anteriore?Il tema del futuro anteriore sul quale verte il Festival è stato proposto dal Circolo dei Lettori, uno dei tre candidati selezionati a seguito dell’avviso pubblico. Quello del “Futuro Anteriore” è un tema che mi ha colpito particolarmente e non solo perché è un chiaro riferimento all’assessorato che ho l’onore di rappresentare, il quale è appunto “l’assessorato al Futuro” con delega alle politiche giovanili, pari opportunità ed innovazione tecnologica (e viste le deleghe, una denominazione più aderente non c’è). Ma è un tema più attuale che mai. Il Futuro Anteriore è infatti un tempo verbale che indica qualcosa che avverrà, ma che non è ancora avvenuto. È un percorso verso ciò che sarà. Ed è un po’ ciò che ha caratterizzato questo tempo di pandemia. Soprattutto i più giovani, gli studenti, i neolaureati o laureandi, i giovani appena entrati nel mondo del lavoro si sono ritrovati dall’oggi al domani in uno spazio-temporale in cui non si sapeva se i progetti di vita sarebbero andati avanti, in cui non si poteva prevedere ciò che si sarebbe fatto nell’immediato futuro, figuriamoci in quello remoto. Il Futuro Anteriore è un tempo sospeso, ma allo stesso è tempo utile, che possiamo trasformare in positivo per capire dove vogliamo andare, cosa vogliamo fare, chi vogliamo essere.Come saranno dislocati i 23 eventi in 5 giorni e come sarà possibile parteciparvi?Il Futuro Anteriore Festival avrà inizio il 9 Marzo. Esattamente dopo 2 anni dal primo lockdown. Un inizio simbolico, un modo per ripartire e, se vogliamo, un augurio al ritorno dell’ordinario.  Si inizia il 9 Marzo e si conclude il 13 Marzo. Non ci sarà una sede specifica, ma saranno 23 eventi disseminati per la città, proprio per coinvolgere tutta la città, affinché non ci sia distinzione tra periferie e centro. La maggior parte degli eventi sono gratuiti, anzi quasi tutti. E’ un festival che coinvolge anche le scuole, che si dedica a temi come l’inclusione (attuandola anche), bullismo e cyberbullismo, educazione alimentare e sessuale ed innovazione digitale. Una programmazione culturale ricca, attrattiva che coinvolge l’ambito letterario, musicale e teatrale, oltre a workshop e seminari. Tanta roba, insomma.Da un punto di vista professionale, le ingiustificate critiche piovute addosso all’assessorato cosa ti hanno insegnato umanamente?Quando si ricopre un ruolo pubblico è normale essere esposti a giudizi e critiche. Chi si candida ad una responsabilità simile ne è consapevole. Nella vita non si può piacere a tutti, figuriamoci in politica. Io come impostazione accolgo tutte le critiche. Cerco di trarne spunti per migliorare, soprattutto quando sono costruttive.  Anche le polemiche sterili non mi percuotono più di tanto per due ordini di motivi: il primo è che so per esperienza che fanno parte della dialettica politica, del “gioco delle parti”, o semplicemente della differente posizione rispetto a temi e modi; il secondo motivo è che quando si agisce con onestà e lealtà non c’è da temere. Faccio ancora parte di quella categoria di romantici che crede ancora che il Bene vinca sul Male. E a 34 anni non posso permettermi di credere il contrario.