maranatha!

16 marzo 2022, 4


I quadri contesi l'arte ci guardaUno dei capolavori dell'Ermitage di San Pietroburgo esposti a Milano di cui era stata chiesta la restituzioneUno dei capolavori dell'Ermitage di San Pietroburgo esposti a Milano di cui era stata chiesta la restituzioneC'è una battaglia parallela che corre nel mondo dell'arte, fra Russia e resto del mondo, di cui si intravedono segnali che devono essere costati enorme fatica e cautela. Non parlo dei gesti pubblici dei direttori di musei e di teatri che si dimettono, primi ballerini del Bolshoi che se ne vanno, cantanti che rinunciano a cantare per manifestare consenso o dissenso verso Putin, dipende: quelli sono visibili, episodi che avranno certo ripercussioni sulle carriere di chi li compie, in un senso o nell'altro, e formano parte - diciamo così - della militanza degli intellettuali.Ci sono poi altri che lavorano sottotraccia. Immagino per esempio che il direttore dell'Ermitage Michail Piotrovsky abbia avuto il suo da fare nella trattativa con il ministero della Cultura russo per riuscire a rinviare (il comunicato dice "attenuare") la richiesta di ritiro immediato delle opere di proprietà del museo di San Pietroburgo in prestito, in questo momento, a musei europei: c'è una mostra in corso, per esempio, alle Gallerie d'Italia di Milano. Farà il suo corso.I padiglioni russo e ucraino della Biennale sono per ora sospesi: il curatore e gli artisti russi hanno dato le dimissioni per protesta contro l'invasione, gli ucraini vorrebbero forse partecipare ma non è chiaro se ci saranno le condizioni. Può sembrare piccola cosa, di fronte all'assedio di civili nelle città e alla fuga, alla morte, di migliaia di persone. Ma l'immagine del Cristo messo in salvo dalle bombe, caricato su un camion, ha fatto il giro del mondo ed è diventata un simbolo di speranza, perché questo fa l'arte: viene da prima e si ferma, ci precede e ci segue, resta. Non siamo noi a guardare un'opera d'arte, è lei che ci guarda.