maranatha!

25 marzo 2022, 4


Lo Sputnik, i russi e la burocrazia
Una fiala di Sputnik V, l'ultima versione del vaccino elaborato in RussiaNon vorrei trasformare questa rubrica in un’antologia di “cose che non capisco”, ma siccome non mi trovo in questa battaglia fra indiani e cow boys – il dibattito pubblico – e siccome la guerra che si combatte è anche, moltissimo, una guerra di notizie bisogna essere certi e se è il caso dirlo: non ho capito. E’ partita, avrete notato, la campagna contro quelli che si sono “fatti corrompere” dai russi dello Sputnik, il vaccino. Non ci sono, mi sembra, prove evidenti per ora: magari arriveranno.Passo indietro. Non ho capito quale fosse la reale missione degli ufficiali russi arrivati a Bergamo nel marzo 2020, in piena pandemia. Leggo di trenta ventilatori mezzi rotti, di ingenti spese a carico dello Stato italiano. Cosa sono venuti a fare? Compiti sanitari, di intelligence? Il capo del governo dell’epoca, Giuseppe Conte, potrebbe forse spiegarlo. Passo avanti: non ho capito la frenesia di parecchi presidenti di regione ansiosi di acquistare il vaccino russo non autorizzato dall’Ema, l’autorità che ha regolato le nostre vite per due anni.Leggo che il direttore dell’istituto Gamaleya di Mosca intendeva procedere per “accordi bilaterali con gli Stati” evitando “l’apparato burocratico delle agenzie regolatorie”, ci è in parte riuscito. Quindi l’Ema è un apparato burocratico evitabile? Chi si è attenuto al suo Verbo era un allocco? Poi c’è lo Spallanzani, che – leggo ancora – ha abbandonato Reithera per fare ricerca su Sputnik, e c’è qualcuno lì che dice di aver avuto proposte economiche per farlo. Che strana storia, no? Fra un Dpcm sui congiunti e uno su quanti metri si potessero percorrere per buttare l’immondizia: lo Sputnik, gli amici russi, le istituzioni che evitano la burocrazia.