maranatha!

30 marzo 2022, 2


Sentire il silenzio
Pupi Avati al Sacro Cuore durante il suo discorso funebre per l'amico Gianni CavinaMai una gioia, diceva quello. Nelle ore del mattino dedicate ad approfondire le notizie del giorno prima stavo cercando di capire come e se Abramovich sia stato avvelenato, quando e perché il vicino di casa abbia fatto a pezzi (non si riesce neppure a immaginarlo) la giovane donna sua dirimpettaia, com’è che sempre “quando sei nel momento più alto il diavolo viene a prenderti” – questa era la pagina sugli Oscar. Mi sono imbattuta, a un certo punto, nel discorso di Pupi Avati ai funerali di Gianni Cavina, attore. Un’invettiva, dice il resoconto. Ho un debole per i funerali, e per le invettive. Mi piace stare fra le persone che ricordano qualcuno, ascoltarle.Da sempre immagino che il morto possa dire la sua, a un certo punto. Sarebbe giusto. Mi piaceva molto anche Cavina, quella sua faccia indulgente, attenta. Pupi Avati, che di Cavina è stato prima amico e poi compagno di lavoro per la vita, si è trovato a Bologna in una chiesa semivuota. Pochi amici, la famiglia, banchi deserti. Si è addolorato, ha detto “provo odio per la mia città guardando questa chiesa. Immaginavo di trovare qui non dico le fanfare il sindaco le bande i cardinali” ma i cittadini, appunto, la gente.Quello che Gianni ha fatto per Bologna, ha aggiunto, è evidente che non è stato capito. Poi si è rivolto a lui. “So che mi stai ascoltando e so che quando ti telefonavo fingevi di stare bene, lo hai fatto per molti anni, mentivi”. Qualcuno che finge di star bene per non farti dispiacere, non preoccuparti, può essere capito solo da chi ha cuore per farlo – in effetti. Come va? Bene grazie. Neanche un post sui social, Gianni Cavina: ciascuno ha il suo stile. Peccato per chi non sa sentire il silenzio, per chi non c’era.