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13 aprile 2022, 6


A mente aperta (Paradiso V)DiPaolo Farina -10 Aprile 2022«Apri la mente a quel ch'io ti paleso e fermalvi entro; ché non fa scienza, sanza lo ritenere, avere inteso»(Paradiso V, vv.40-42)Oltre la metà del quinto del Paradiso è dedicata alla risposta che Beatrice aveva lasciato in sospeso nel canto precedente per sciogliere il dubbio relativo alla natura del voto e alla possibilità di mutarne la materia con altra opera di bene.Beatrice chiarisce che il dono più grande fatto da Dio all'uomo è quella della sua volontà: il voto non esprime altro che il sacrificio volontario di tale dono e, dunque, se fatto con mente retta, esso ha un valore inestimabile e insostituibile.D'altra parte, spesso la Chiesa stessa dispensa dai voti e questo merita una spiegazione: Beatrice precisa che si può cambiare la materia di un patto liberamente stretto con Dio, ma non la sua natura. In altri termini: la materia del voto, a determinate condizioni, può variare, ma il patto in quanto tale non può essere cancellato.Come spesso ci accade, è lecito interrogarsi sulla attualità di simili argomentazioni. In verità, se Dante vi si attarda, è per alimentare la sua scoperta polemica nei confronti delle autorità ecclesiastiche del tempo che, per vil moneta, elargivano dispense a chi poteva, letteralmente, comprarsele. Di qui l'ammonimento rivolto ad ogni cristiano, anche a quelli di oggi, a non prendere alla leggera l'espressione di un voto, per non incorrere nello stesso errore di Iefte o Agamennone, capaci di sacrificare le proprie figlie pur di non ritrattare una promessa sconsiderata e in nessun modo riparabile.Il canto si chiude con la descrizione dell'arrivo nel secondo cielo, quello di Mercurio, dove sono beati quanti operarono per conseguire la gloria terrena. Dante e Beatrice vi giungono con la stessa velocità di una saetta che coglie il bersaglio prima che smetta di vibrare l'arco che l'ha scagliata. Una delle anime, sfolgorando, si rivolge a Dante: scopriremo nel prossimo canto chi sia e quale sia la sua storia.Apri la mente a ciò che ti svelo e fissalo nella tua memoria: giacché non fa conoscenza l'ascoltare senza ricordare ...le parole di Beatrice, che qui traduco, hanno segnato una buona parte della mia vita. Ricordo ancora la prima volta in cui le udii dalla voce del mio docente di storia. Era il suo modo di invitarci a leggere e capire, a valutare e soppesare, ad essere critici e non canne al vento.