maranatha!

11 maggio 2022, 3


Fernanda RomagnoliDiMonica Fornelli -11 Maggio 2022Una poetessa a lungo dimenticataFernanda Romagnoli (1916-1986) considerata una delle più grandi voci del Novecento italiano, è stata lungamente dimenticata.La sua prima raccolta viene pubblicata nel 1943. In essa la poetessa rivela il suo autentico bisogno di percepire le cose in una prospettiva "diversa""...odo antiche parolerinascer lievi come piume nuove"(Campane e fontane)l'andare oltre verso l'Altrove"...dove il mare respira con la luna,dove la via del libero infinitoè facile a salir, come nessuna"(La rondine)trovando conforto e forza nella religiosità della sua anima scovando, così, una via d'uscita da formule rigide a cui lei sembra refrattaria.La seconda raccolta esce nel 1965, qui i versi acquistano una maturità più spiccata e ne intensificano la sua presa di coscienza della propria diversità e il suo desiderio di mettere le distanze da tutto ciò che non è autentico."...la colomba dell'alba sulla rivanell'occhio roseo decifrò me solache non avevo ballato"(Lungamente)L'inautentico che aborra e da cui si allontana sentendosi un'estranea " io quella donna dall'anima dimessa/dicono che son io" (Io) immaginando di poter succhiare come un'ape il polline della vita affinché ciò che muore possa rinascere in altre forme:"...Lente alla ringhierastanno le rose-ansiose di sfiorire-e invocano il pugnale delle vespe.Ma Iddio manda fra loroun'ape che ne serbi la memoriaquando il morto rosaio non saràche una corona di spine" (Rosaio).La terza raccolta Confiteor del 1973 è un libro di confessioni a tutto campo, qui la Romagnoli scandaglia i lati più contraddittori, passionali e vacillanti della propria storia intima. Tutto questo meravigliosamente racchiuso nei versi di una tra le sue poesie più belle: Stigmata"Qui dunque fui bambina. Alla marinacrescevo accanto: l'anima digiunad'ogni perché - famelica altrettanto.Gigli ad oriente, la riva era una spada.Stupendo sacrilegio imporvi un segno- l'arco del piede - premere col visoLa freschezza deposta dalla luna.Il mare straripava nel serenoa livello dei cigli. Ah, la bellezzache pativo, non mia, che mia stringevoin quel primo singhiozzo di creaturache s'arrende all'immenso - era già il pegno,la stigmata che in me sfolgora e dura."Lei, nei ricordi di bimba, si estranea e ritrova quella fiducia infantile in quel che sarà e che, invece, si rivelerà in modo totalmente diverso: una vita di madre, moglie e poetessa che non saprà mai conciliare, una realtà familiare quasi subita, in cui la Romagnoli sente attorno a sè i duri confini che la vita le ha alzato attorno.Per non perdersi, per ritrovare se stessa e per comprendere il senso della propria vita, rivolge al suo Dio la sua preghiera in modo accorato:"...Ma Tu, dovunque effuso ad ascoltare,presente ma nascosto,zitto come l'uccello avanti l'alba:non dove sei-rivelami ov'io sono.Mio Dio, se t'abbandonoio sarò abbandonata"(Preghiera)Il libro-testamento appare nel 1980, Il Tredicesimo Inviato. Qui la poetessa ha riportato le sue angosce, i suoi turbamenti e il tempo che fugge inesorabile ma in modo più attento, rifinito, un'attenzione dolce verso la poesia considerata come la via preferenziale per raggiungere la verità e la salvezza:"...Il mio poco dareiper un unico verso che restitestimonio di me,un attimo posato sulla terra-lieve-come un coriandolodi questi"(Carnevale)