maranatha!

14 maggio 2022, 2


La salvezza nel riordinoFacebook Twitter Email LinkedInC'è chi per cercare di dare un centro alla propria esistenza pratica la meditazione profondaC'è chi per cercare di dare un centro alla propria esistenza pratica la meditazione profondaUn pensiero semplice che metto qui prima che mi abbandoni (i pensieri, come vengono, vanno). Sto da molti mesi frequentando varie comunità che danno senso alle esistenze di chi le frequenta. Un po' per motivi di studio (oibò), un po' per capire meglio il tempo presente ed eventualmente trovarci posto - anche nessuno - ho preso a guardare più da vicino e talvolta affacciarmi in quelle che per intenderci chiameremo tribù, le più strutturate e note si dicono sette, talvolta chiese, le più semplici sono ovunque attorno a noi: dalle chat di genitori o tifosi o colleghi, a chi si nutre solo di cose coltivate nel raggio di un chilometro, cammina veloce diecimila passi, fa scautismo adulto coi migranti, mangia in bianco, respira profondo un'ora al giorno, svuota la mente, fa vipassana, costellazioni familiari, yoga compulsivo, conosce le sostanze che ci inoculano coi vaccini, rivela la verità sul battaglione Azov.Ebbene, sarà stata un'illuminazione dovuta all'ultima pratica ma ho "visto" il meccanismo che muove ogni appartenenza: la sequenza colpa-pentimento-espiazione-redenzione, l'architrave su cui è edificata la Chiesa cattolica. Ne ho parlato con Don Matteo, il mio parroco preferito. Gli ho chiesto: quindi, tu rinunci a conoscere te stesso in cambio di un rituale che ti identifica per appartenenza: tieni la tua vita nei cardini, sei nel giusto. Confessi e consegni ad altri i modi e i tempi della tua redenzione. Due anni, dieci, mai, vita eterna. Sì, ha risposto don Matteo. Considera però che consegnarsi al rito è un sacrificio ma anche un sollievo. Ti dà un posto, ti esime dal dubbio, ti salva dal pericolo. Un po' come il riordino, ha sorriso. Diventi la tua disciplina, e tanto basta.