maranatha!

31 maggio 2022, 3


E tu, condividi la posizione?di Riccardo LunaQuando chiamavi qualcuno al telefono, prima che il telefono diventasse smartphone, non avevi bisogno di chiedere "dove sei?". Era scontato. Il tuo interlocutore era a casa o in ufficio, e lo sapevi benissimo. Dipendeva dal numero di telefono che avevi chiamato. Oggi che i telefonini sono sempre con noi una telefonata ci può raggiungere ovunque e in qualunque situazione. Al punto che prima di "dove sei?" io chiedo sempre "ti sto disturbando?". Con gli smartphone in realtà è possibile sapere sempre dove sta qualcuno attivando la funzione "condividi la posizione". Questa cosa è particolarmente delicata nel rapporto genitori-figli. Nel senso che molti genitori pretendono di sapere dove si trova il figlio adolescente in qualunque momento: "Così se succede qualcosa, so dove venirti a prendere", è la motivazione. La postilla è che sapere dove uno si trova non vuol dire sapere con chi sta e cosa sta facendo, insomma, l'autonomia del giovane sarebbe salva. E' un ragionamento sensato. Il mondo ci appare sempre più pericoloso e i ragazzi hanno sempre più libertà: "condividere la posizione" con i genitori è una minima precauzione. Ma ai ragazzi di solito non va: alcuni se la cavano facendo lo screenshot di posizioni concordate e lo inviano a richiesta; altri sfidano apertamente la pretesa. Fanno bene? E' difficile rispondere ma ci provo. Quando ero un ragazzo i miei genitori non avevano alcuna certezza di dove andassi quando non ero a casa e per ore, a volte, non potevano telefonarmi. Eppure sono stati capaci di gestire l'ansia. E noi? "Condividere la posizione" mi sembra più un ansiolitico che uno strumento salvavita (non ricordo nemmeno un caso in cui questa funzione sia davvero servita a qualcosa). E' una questione di fiducia: se non c'è, la tecnologia non può colmare quel buco. Ma costruire rapporti autentici con un adolescente è molto più complicato di condividere la posizione.